…misericordia

Il fatto che la Chiesa di Roma abbia indetto il giubileo della misericordia (e non un giubileo e basta) mi sembra richieda una riflessione sullo stato delle relazioni fra gruppi umani e fra comunità religiose. Il punto nodale su cui è necessario ragionare mi sembra questo: siamo sicuri che parlando di misericordia intendiamo tutti la stessa cosa? Prendiamo in considerazione i linguaggi religiosi e politici che caratterizzano per lo più il nostro ambiente: cristiani, ebrei e musulmani, ma anche atei e non credenti (molti dei quali provengono solo per nascita dalle componenti religiose, ma non vi si riconoscono e non intendono ad esse ridursi). E poi il linguaggio della politica e quello dello spettacolo (compreso lo sport).
Nell’ebraismo Av Rahman, Padre Misericordioso, è il modo in cui ci si rivolge a Kadosh Baruch-Hu in numerosissime occasioni. L’etimologia in ebraico ha a che fare di certo con la pietà, come nella lettura proveniente dalla lingua latina. E in questo senso viene inteso il concetto di misericordia, utilizzato moltissimo ad esempio nel giorno di Kippur. Tuttavia sia in ebraico, sia in arabo, la radice RHM è anche riferita al grembo di una madre. Entra qui in gioco un concetto materno della compassione, della misericordia, che è molto più concreto e fisico di quello legato al Dio Padre che sta alla base del giubileo. Isaia 49.15 è in questo chiarissimo: “Ma è mai possibile che una donna dimentichi il suo bimbo sì da non amare il frutto del suo ventre? Pure, se anche le madri dimenticassero i loro figli, Io non ti dimenticherei.” Uno spirito materno di Dio non dissimile da quello espresso con lo stesso termine – Rachem – in Yermiahu (Geremia) 31, 19: “È per Me Efraim il figlio prediletto? Il bambino delle Mie delizie? Perché appena ne parlo, lo ricordo ancora con affetto. Per questo le mie viscere si commuovono per lui. Lo tratterò benignamente, dice il Signore”. Questa “fisicità” è derivata dalla parte femminile di Dio, dichiarata immediatamente in Bereshit (Genesi 1,27: “Dio creò l’uomo a Sua immagine; lo creò a immagine di Dio; maschile e femminile li creò”). Ed è questa vibrazione della parte femminile verso la sua creatura che – a mio parere – potrebbe conferire all’idea di misericordia quel significato pieno e universale che stenta ad affermarsi ai nostri giorni.
Nell’Islam il concetto di misericordia è legato inscindibilmente ad Allah. Ar-Rahman, il Misericordioso, è uno dei 99 nomi di Dio. La scelta della Chiesa di Roma può essere legata anche a questo: mettersi in relazione “sentimentale” con un universo umano che troppo spesso negli ultimi tempi si fa rappresentare da chi ha un’idea piuttosto astratta del concetto di misericordia, preferendo usare strumenti violenti per affermare il proprio credo. Il paragrafo numero 23 della Bolla di indizione del giubileo fa in effetti un esplicito riferimento a questo proposito: “La misericordia possiede una valenza che va oltre i confini della Chiesa. Essa ci relaziona all’Ebraismo e all’Islam, che la considerano uno degli attributi più qualificanti di Dio. Israele per primo ha ricevuto questa rivelazione, che permane nella storia come inizio di una ricchezza incommensurabile da offrire all’intera umanità. (…) Le pagine dell’Antico Testamento sono intrise di misericordia, perché narrano le opere che il Signore ha compiuto a favore del suo popolo nei momenti più difficili della sua storia. L’Islam, da parte sua, tra i nomi attribuiti al Creatore pone quello di Misericordioso e Clemente. Questa invocazione è spesso sulle labbra dei fedeli musulmani, che si sentono accompagnati e sostenuti dalla misericordia nella loro quotidiana debolezza. Anch’essi credono che nessuno può limitare la misericordia divina perché le sue porte sono sempre aperte. Questo Anno Giubilare vissuto nella misericordia possa favorire l’incontro con queste religioni e con le altre nobili tradizioni religiose (…).”
Politica, spettacolo e mondo della comunicazione in genere sembrano essere piuttosto distanti dal concetto di misericordia: non ne troviamo traccia, almeno non esplicita. Se prendiamo a riferimento l’etimologia latina del termine – adottata pienamente nell’ambito della religione cattolica – la misericordia viene intesa come “pietà del cuore”. Forse una delle motivazioni che hanno indotto il pontefice a indire questo evento è da intendersi come campagna missionaria verso questi ambiti della società, in cui generalmente prevalgono sentimenti e atteggiamenti del tutto lontani dall’idea di misericordia. Anche in questo caso, però, pare necessario un incontro su un terreno comune, perché al momento mi sembra che le lingue che si parlano nei diversi ambienti siano sensibilmente lontane fra loro.
Una distanza che prevale anche in relazione all’ambito laicista [non laico, intendo dire proprio la militanza ideologica di quei gruppi che, legittimamente, non ritengono sensato ragionare sulla società contemporanea da un punto di vista religioso]. Qui l’iniziativa del Giubileo non mi sembra sia stata accolta con la dovuta attenzione. La si interpreta in maniera riduttiva, per lo più come un’occasione di business, e si richiama la Chiesa autoritaria di Bonifacio VIII che nel ‘300 aveva indetto il primo giubileo; si punta poi il dito accusatore sull’evasione fiscale delle case di pellegrinaggio a Roma che non pagano l’Imu. Tutti temi reali e concreti, ma che non mi pare affrontino con la dovuta attenzione le ragioni profonde per cui nel prossimo anno milioni di persone parteciperanno spontaneamente e con passione umana e religiosa all’evento. Anche in questo caso la sensazione è che si rinunci a priori a un tentativo interpretativo sul concetto di misericordia che è stato posto alla base delle manifestazioni giubilari. A me sembra un errore di omissione: certo non si tratta di uno dei temi forti della riflessione laicista, ma se viene lanciata un’idea che ha la forza di muovere molte persone dimostrando di influenzare la società in cui viviamo, forse andrebbe avviato un ragionamento serio, fondato sulla necessaria costruzione di un nuovo vocabolario concettuale condiviso su cui confrontarsi.

Gadi Luzzatto Voghera, storico

(11 dicembre 2015)