Marine, Marion, Jean-Marie:
una famiglia in crisi?

torino vercelliMarine non ha vinto. Hanno invece perso, insieme a lei, sua nipote, l’insopportabile padre (l’eterno Jean-Marie, quello per cui “Le camere a gas naziste sono solo un piccolo dettaglio della storia della Seconda guerra mondiale”), il Fronte Nazionale tutto, quello che raccoglie appassionatamente la ‘Francia profonda’, gli skinheads ma anche i disillusi, i populisti di ogni risma e colore, gli identitaristi alla ricerca di una nuova identità.
Il secondo turno delle regionali ha duramente sanzionato l’entusiasmo di una settima prima, quando il partito già neofascista poi ‘qualcosa d’altro’, era arrivato in prima posizione. In una miscela di effervescenza tra i suoi dirigenti e quadri, preoccupazione se non angoscia nei suoi avversari e scetticismo frammisto a cinismo in non poca parte dell’elettorato.
Sembra passato un decennio, sono trascorsi solo sette giorni. In tutta probabilità, Marine Le Pen sapeva già in anticipo che al secondo passaggio avrebbe pagato pegno. Il discorso, molto duro, che ha tenuto quando gli exit poll hanno iniziato a delineare la dimensione della sconfitta, tradisce la consapevolezza politica che la partita segnava per lei ‘game over’. Lo immaginava forse già dalla domenica precedente, anche se un paio di regioni strappate, indifferentemente, alla destra come alla sinistra, avrebbero fatto la vera differenza, permettendole di trasformare una modesta sanzione a lei favorevole in un ‘miracolo’ politico. Non è successo. La macchina si è ribaltata. Ma la guidatrice, salda al timone del partito (ha un anno e mezzo per proseguire nella pulizia interna, isolando gli estremisti incontrollabili), ne esce con non troppe escoriazioni.
Senza di lei, d’altro canto, il Fronte Nazionale sarebbe una nullità. Sottovalutarlo, quindi, attribuendo ad una sconfitta elettorale il suo decesso elettorale, sarebbe come non volere vedere la costante erosione che la credibilità degli altri partiti sta da lustri subendo. In Francia come in Europa. Non di meno, nelle furenti parole successive al riconoscimento della sconfitta, ha fatto ricorso a due passaggi chiave, che le serviranno, e a breve, per rilanciare l’iniziativa: la sconfitta subita è frutto di ‘manipolazioni’ (riedizione, nel linguaggio delle destre populiste e radicali, del mito della ‘pugnalata alle spalle’: perdiamo non perché ce lo meritiamo ma a causa di chi ci tradisce, tramando contro di noi; adesso attrezziamoci per la rivalsa che, per Marine, consiste nell’affermare: “rovinerò la vita al governo, ogni minuto di ogni giorno”) mentre “ora la divisione non è più tra destra e sinistra ma tra i mondialisti e i patrioti”, un classico della ‘nuova destra’ radicale. L’arsenale è tutto lì, per intenderci. Le truppe basta che si ingrossino. La crisi della politica, se non si ovvierà ad essa, si adopererà per ottenere questo risultato.

Claudio Vercelli

(14 dicembre 2015)