Roma-Washington,
l’asse è forte
“L’Italia e i nostri alleati sono pronti a fare di più” annuncia Barack Obama al termine di una riunione al Pentagono sulle strategie da adottare nella lotta contro il terrorismo. Come riporta il Corriere, Obama punta alla svolta sul piano diplomatico. Ed è in questo campo che l’Italia sembra poter svolgere una funzione di primo piano, in particolare per il suo impegno in Libia. A Palazzo Chigi si sottolinea intanto come il riferimento all’Italia testimoni “una piena e operativa sintonia”.
Marine non si abbatte. “Adesso non ci ferma più nessuno”. Non appare scoraggiata la leader del Front National Marine Le Pen di fronte alla sconfitta alle elezioni regionali. “Diventiamo la prima forza di opposizione nel Paese” ha affermato Le Pen, che può contare su 358 consiglieri regionali, il triplo rispetto al 2010, e punta già al rilancio per l’Eliseo. I primi sondaggi sono in questo senso preoccupanti, riporta il Messaggero: le previsioni la danno infatti in testa al primo turno delle presidenziali del 2017.
“L’Unione Europea deve molto ai valori della Repubblica francese, alla sua concezione forte di libertà, stato di diritto, laicità, solidarietà e uguaglianza. II Front National è diametralmente opposto a questi valori”, afferma intanto il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz in un’intervista a Repubblica.
Mattarella: “Non abbandoniamo il dialogo”. “Abbiamo bisogno di dialogo, in particolare fra le religioni”. Lo ha affermato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella davanti al corpo diplomatico ricevuto al Quirinale per gli auguri di fine anno. “La battaglia contro il terrorismo si affronta ovunque si manifesti l’intolleranza fondamentalista”, ha aggiunto il capo dello Stato (Corriere).
Orrore a Gerusalemme. Nel pomeriggio di ieri a Gerusalemme un palestinese si è lanciato con la sua auto contro un gruppo di persone in attesa alla fermata di un autobus, ferendone quattordici tra cui un bambino di circa un anno e mezzo. A riportare la notizia sulla stampa italiana, in una breve, solo Avvenire e Fatto Quotidiano.
I giuristi del regime. Fu una vera propria schiera di giuristi di regime a trasporre in forma di legge le direttive del fascismo sulle discriminazioni razziali ed è di queste figure e del loro ruolo storico che si occupa il libro Le leggi antiebraiche e razziali italiane ed il ceto dei giuristi (Giuffrè) di Giuseppe Acerbi, che sarà presentato oggi a Roma, dalle 17 alle 20 al Centro bibliografico Tullia Zevi, per iniziativa della Consigliera UCEI Fabiana Di Porto. Qualificati e autorevoli gli ospiti chiamati ad intervenire, come racconta Repubblica. L’iniziativa si aprirà con i saluti del presidente dell’Unione Renzo Gattegna.
Israelitico, tredicesime pagate a metà. Le tredicesime per i dipendenti dell’Ospedale Israelitico potranno essere pagate soltanto al 50 per cento. È la conclusione cui è giunto il commissario straordinario nominato dalla Comunità ebraica, il giurista Alfonso Celotto, al termine di un tavolo negoziale con i sindacati. La situazione appare nel complesso molto delicata, riporta il Messaggero. “L’attività ospedaliera è ferma ormai da settimane. Gli ambulatori sono aperti e il personale è al lavoro, ma soltanto per sbrigare tutte le visite e le prenotazioni precedenti alla revoca dell’accreditamento regionale decretata all’indomani dell’inchiesta sui falsi rimborsi. Conti alla mano – si legge – l’ospedale sta andando avanti attraverso i pochi fondi rimasti”.
Il quotidiano romano sottolinea anche altre carenze, che rischiano di costituire un grave danno. Come ad esempio il ritardo nell’ufficializzazione della nomina del commissario indicato dal prefetto, il magistrato Massimo Russo. Servono infatti ancora il via libera da parte Consiglio giudiziario, quello del ministro di Grazia e Giustizia e in un ultimo della commissione terza del Consiglio superiore della magistratura. “Vittima della burocrazia – scrive il Messaggero – l’Ospedale Israelitico rischia di chiudere davvero”.
L’omaggio di Budapest al ministro nazista. Centinaia di persone sono scese in strada con le fiaccole accese contro la decisione del governo di finanziare una statua di bronzo dedicata a Bálint Hóman, ministro ungherese dell’Istruzione dal 1932 al 1942, padre di norme antisemite negli anni Trenta e responsabile della deportazione degli ebrei ungheresi nel 1944. A scriverne è il Corriere.
Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked
(15 dicembre 2015)