In ascolto – Giora Feidman
“Chi beve vodka fino a 120 anni vive a lungo”, è solito dire un signore a me caro, un israeliano di origine polacca, che oggi ha 82 anni. Non potrei mettere la mano sul fuoco per quel che riguarda la vodka, ma di certo mi sento di garantire per la musica: chi canta e suona fino a 90 anni vive a lungo e vive bene.
Alice Herz Sommer, pianista cecoslovacca di grande talento, una delle grandi interpreti musicali del ghetto di Terezin, è mancata a 110 anni nel 2014; dopo una vita dedicata alla musica; Arkady Gendler, 92 anni, una delle figure più importanti del repertorio yiddish, fino a qualche tempo fa ha tenuto concerti e la sua voce è sempre rimasta salda, intonata e pulita come quella di un quarantenne; Esther Bejarano, fisarmonicista nell’orchestra femminile di Auschwitz, a 90 anni gira ancora con il gruppo rap tedesco Microphone Mafia per raccontare gli orrori della guerra e invitare i giovani a prendere coscienza di ciò che è stato.
E poi c’è lui, Mr. Giora Feidman, che proprio in questi giorni è impegnato in concerto in diverse città della Germania. È nato a Buenos Aires il 25 marzo 1936 da genitori ebrei immigrati dalla Bessarabia. Il papà e il nonno erano musicisti, la mamma gli cantava melodie yiddish e lui studiava Schubert al pianoforte. A 18 anni viene assunto come clarinettista al Teatro Colon, il più famoso del Sud America e a 21 sale su un transatlantico per raggiungere Israele, dove inizia a collaborare con la Israel Philharmonic.
Qualche anno fa Feidman aveva portato al Festival dei Due Mondi di Spoleto uno spettacolo molto interessante su questa sua vita in viaggio tra musiche e mondi diversi, dal tango al klezmer, l’altra sua grande passione, che comincia a coltivare negli anni ’70, quando prende anche la decisione di lasciare Israele. È qui che comincia la sua fortuna nei teatri di tutto il mondo.
Il suono di Giora Feidman è inconfondibile, ha tante sfumature e colori, sembra un clarinetto ‘narrante’. In effetti lui ha sempre dichiarato di “cantare attraverso lo strumento”.
Feidman considera la sua stessa vita come un lungo canto che attraversa i continenti, le epoche e i generi musicali, un lungo canto dai contorni non ben definiti, in cui la tradizione ashkenazita si intreccia con il tango e le sonorità sudamericane e la libertà del Jazz si insinua nella tecnica classica accademica.
Non ci è dato di sapere come la pensi sulla vodka polacca questo giovanotto di 80 anni che continua a emozionarci, ma sulla musica è decisamente chiaro: “Io considero la musica il mio nutrimento spirituale, Senza questo nutrimento, semplicemente non potremmo sopravvivere”.
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Maria Teresa Milano
(17 dicembre 2015)