…Burundi

In Burundi, un piccolo paese del centro Africa grande come la Lombardia, si è più che vicini alla riapertura di una guerra civile che è nel contempo tribale e politica fra Hutu e Tutsi.
Si tratta di un’area dove non c’è petrolio e dove non ci sono neppure i tagliagole fondamentalisti dell’Isis.
Di religione sono per la gran parte cristiani (anche se c’è l’ipotesi che i Tutsi derivino dagli ebrei di Etiopia, di cui conserverebbero molte delle ritualità, in particolare la festività di Sukkot). Non ne so molto, e fra i lettori di questa rubrica forse se ne sa ancora meno.
Non ci commuoviamo e non ne sappiamo quasi nulla. Ma fra Ruanda e Burundi fra l’inizio degli anni ’60 e il 1994 si sono consumati tre genocidi, con il massacro di uomini e donne che ci parla di centinaia di migliaia morti alla volta.
Il mondo si è accorto solo dell’ultimo massacro in Rwanda, e nei Giardini dei Giusti sono stati piantati alberi per ragionare su quello sterminio. Ma la memoria è cortissima, e dopo vent’anni il mondo si prepara ad assistere non dico senza reazione militare (ché ci sono voluti 4 anni solo per intervenire in Siria…), ma neppure con un sussulto morale.
I social media tacciono. Su Facebook si alternano immagini di gattini a barzellette o al più qualche polemica politica di brevissimo respiro. Ma il silenzio è comune un po’ a tutti, ed è immotivato. Se non ci accorgiamo oggi anche di quel che accade in Burundi, se non ce ne facciamo carico almeno un po’, le belle parole che spenderemo il prossimo mese con le scolaresche per ricordare la Shoah saranno vane ed eticamente vuote. In Burundi operano diverse organizzazioni non governative impegnate in progetti di assistenza. La scuola di mio figlio, ad esempio, ha appena raccolto denaro per finanziare il trasferimento di un’intera scolaresca in zone sicure in Tanzania, lontane dalla violenza (sono già più di 200.000 i profughi in fuga). C’è anche una NGO israeliana che lavora su progetti umanitari e la costruzione di infrastrutture, la Tevel b’Tzedek. Io penso che da semplici cittadini, interpretando in modo concreto l’idea di cittadinanza, possiamo fare almeno qualcosa per incidere con l’azione là dove la politica latita, per dare un senso pieno e un valore etico al concetto di Memoria.

Gadi Luzzatto Voghera

(18 dicembre 2015)