Identità stagionale
Nelle scorse settimane molti politici e opinionisti si sono lanciati in rumorose crociate per difendere il presepe o i canti di Natale nelle scuole pubbliche, rivendicando a gran voce il peso della tradizione cristiana nella cultura italiana. Persino qualche voce ebraica mi è parsa dar loro ragione. Nessuno, però, sembra essersi chiesto cosa succede nel resto dell’anno.
E, diciamoci la verità, la risposta a questa domanda – se confrontata con la passione dedicata in questi giorni a questioni tutto sommato secondarie – appare piuttosto sconcertante.
Nello studio della letteratura latina difficilmente si arriva agli autori cristiani, che pure sarebbero previsti dai programmi scolastici; le citazioni bibliche nei testi letterari non sempre vengono messe in evidenza dai libri di testo, e persino autori come Dante e Manzoni vengono talvolta letti in chiave forzatamente laica.
Non mi risulta che qualcuno abbia avuto da ridire per questo, o abbia sollevato polemiche. Sembra, dunque, che per qualcuno la vera esigenza non sia approfondire sul serio la conoscenza della tradizione cristiana, ma solo brandire qualche elemento esteriore del cristianesimo come una bandiera per marcare le differenze e far sentire gli ‘altri’ fuori posto.
E visto che tra gli ‘altri’ ci siamo anche noi, forse vale la pena spendere ogni tanto due parole – parole di italiani che considerano Dante e Manzoni parte del proprio bagaglio culturale – per far notare quanto certe polemiche stagionali siano, a ben vedere, del tutto pretestuose.
Anna Segre, insegnante
(18 dicembre 2015)