Qui Roma – Valdesi, a trent’anni dall’Intesa
I passi della libertà religiosa

IMG_20151217_181245_edit“Il superamento delle discriminazioni ma allo stesso tempo la possibilità delle religioni di portare la loro testimonianza in un mondo globalizzato”. Questa la sfida più significativa oggi per le minoranze religiose in Italia, a trent’anni dalla firma dell’Intesa tra lo Stato italiano e la Chiesa valdese, secondo Valdo Spini, docente universitario, ex ministro e direttore della rivista dei Quaderni del Circolo Rosselli, di cui ieri è stato presentato a Roma, all’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, il numero speciale per celebrare l’anniversario. Quella stipulata dalla Chiesa valdese fu la prima Intesa del genere – come ha sottolineato Spini che fu uno dei protagonisti delle battaglie politiche che portarono alla sua stipula – e a essa ne poterono seguire altre tra cui quella con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (siglata nel 1989). Il Quaderno (intitolato Fede e istituzioni. A trent’anni dall’Intesa tra lo Stato italiano e la Chiesa Valdese, Pacini editore), curato da Francesca Cadeddu, ne ripercorre dunque la storia e ne analizza gli aspetti politici, giuridici e istituzionali ma allo stesso tempo affronta i temi della coscienza civile, etica e religiosa nella società italiana. A presentarlo, dopo un saluto del vicepresidente dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Mario Romano Negri, il moderatore della Tavola Valdese Eugenio Bernardini, il professor Francesco Margiotta Broglio, conosciuto come uno dei massimi esperti dei complessi rapporti fra lo Stato e le religioni, e il giurista ed ex presidente della Corte costituzionale Cesare Mirabelli.
Nell’ambito delle Intese con le confessioni religiose, ha osservato Margiotta Broglio, “la realtà italiana e la costituzione italiana costituiscono un caso eccezionale all’interno dell’Unione europea e a trent’anni dalla loro redazione rimangono tra i documenti più importanti di quella che è stata l’età delle riforme della ormai tanto vituperata Prima Repubblica”. Esse, ha aggiunto Mirabelli, non solo hanno aperto la strada al dialogo “escludendo che ci possa essere una marcia indietro”, ma hanno parlato anche al futuro portando un dibattito all’interno delle confessioni religiose stesse. Un risultato “previsto in parte consapevolmente” come ha notato Mirabelli, messo in evidenza anche da Bernardini. Fu infatti un confronto – ha ricordato – che coinvolse anche la base delle chiese valdesi di tutto il territorio in un lungo cammino di accettazione di un nuovo accordo che cambiava le regole della loro autonomia e indipendenza. Ma senza dubbio “un momento non solo di riforma ma anche di modernizzazione di questo Paese, l’inizio di una stagione – ha concluso Bernardini – in cui ci fu consapevolezza che nell’ambito della libertà religiosa bisogna fare interventi e aprire spazi e che deve andare avanti anche ora nel nuovo contesto di tre decenni dopo”.

Francesca Matalon

(18 dicembre 2015)