turbamento…
Quando Giuseppe incontra suo padre dopo tanti anni di lontananza, durante i quali quest’ultimo lo aveva creduto morto, gli si getta al collo, lo bacia e piange. Giacobbe, dal canto suo, non fa altrettanto: era intento, secondo il midrash, a recitare lo Shemah. Rav Wolbe vede in questo atteggiamento di Giacobbe il raggiungimento della menuchat hanefesh, la tranquillità di animo: la capacità di non farsi turbare – anche di fronte ad avvenimenti di grande portata emotiva – da ciò che accade intorno a noi.
Benedetto Carucci Viterbi, rabbino
(20 dicembre 2015)