Siria, Israele contro il terrorismo
Ucciso un leader di Hezbollah

rassegnaDue missili lanciati contro la sua casa alla periferia di Damasco hanno eliminato Samir Kuntar, leader del movimento terroristico di Hezbollah e responsabile di uno dei più efferati attentati contro Israele: nel 1979 ammazzò quattro persone a Naharya, tra cui una bimba di quattro anni (Corriere della Sera). Il governo di Gerusalemme, sottolinea tra gli altri La Stampa, non ha rivendicato l’attacco ma con l’uccisione di Kuntar ribadisce la politica d’Israele “di braccare chi uccide suoi cittadini”. I vertici di Hezbollah da Beirut promettono vendetta, scrive Repubblica, “che ieri sera ha preso la forma dei missili sparati sul nord di Israele ma che può essere il rapimento di militari israeliani lungo il confine, attentati contro sedi ufficiali israeliane nel mondo. Il movimento sciita al momento appare però indebolito”.

Il concerto di fine anno al Senato. “La pluralità di tradizioni e fedi religiose rappresenta motivo di arricchimento e di scambio e di sviluppo, piuttosto che un pretesto per divisioni e scontri”, il messaggio di saluto presidente del Senato Pietro Grasso per il tradizionale concerto di fine anno a Palazzo Madama. Tra gli ospiti, come ricorda il Messaggero, assieme al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna.

“In Italia si sottovaluta l’antisemitismo”. L’ex direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli, finito nella delirante lista stilata dal sito Radio Islam (sul web da molti anni e tornata all’attenzione della procura di Roma negli scorsi giorni), risponde a Libero sul fenomeno dell’antisemitismo e dell’odio contro Israele. “Si è alimentato di fatti enormi che legano il nuovo terrorismo dall’11 settembre all’odio pregiudiziale anti-Israele di oggi. – afferma Mieli, parlando del pregiudizio antisemita – È lo stesso vestito, ma prima chi lo indossava era ai margini. Ora trova una nuova legittimazione. E questo spiega il senso segreto di quella lista”.

A trent’anni dalla strage di Fiumicino. “Doveva finire come l’11 Settembre a New York ma 16 anni prima -, con un aereo a schiantarsi su Tel Aviv”, racconta il Corriere, ricordando la strage compiuta da un commando di terroristi palestinesi a Fiumicino il 27 dicembre del 1985. I terroristi assaltarono “con bombe a mano e kalashnikov i banchi della compagnia israeliana El Al e della statunitense Twa, sparando sulla gente in fila o al bar. Nello scontro a fuoco con i poliziotti e la sicurezza israeliana morirono 16 persone”.

Roma, la situazione dell’Israelitico. Nel ricostruire gli ultimi mesi dell’Ospedale israelitico di Roma, a cui è stata sospesa l’autorizzazione sanitaria dalla Regione Lazio a causa di un’inchiesta della magistratura, la Stampa parla di “dramma burocratico”, descrivendo il complicato iter che dovrebbe portare alla riapertura dell’ente gestito dalla Comunità ebraica della Capitale. “Se non riapre nei prossimi giorni, – scrive il quotidiano – non riaprirà più perdendo 700 posti di lavoro e tremila prestazioni al giorno. I presupposti per riaprire ci sono. Ma quando tutto sembra a posto, spunta un ufficio che chiede un altro timbro”.

Roma, puoidirloforte. Sulle pagine romane del Corriere, presentata l’iniziativa guidata dall’esponente Pd Tobia Zevi, “Roma! puoidirlo forte”: ovvero un decalogo di “idee per fare ripartire Roma. A studiarlo un gruppo di una ventina di 30,40enni, professionisti, ricercatori imprenditori, professori universitari”. “Abbiamo lanciato un primo gruppo di idee – dichiara Zevi al Corriere – ed ora vogliamo partire con una campagna di ascolto dei cittadini”.

Elezioni spagnole, paese diviso. Ipotesi grande coalizione per il partito popolare di Mariano Rajoy, uscito vincitore dalle urne spagnole ma con un numero di parlamentari troppo esiguo per poter costruire da solo la maggioranza in parlamento (Repubblica): per questo Rajoy starebbe pensando di aprire all’opposizione socialista. Intanto, il nuovo partito Podemos si attesta come terza forza del paese.

Le dimissioni di Shalom. Il ministro israeliano dell’Interno, nonché vicepremier, Silvan Shalom si è dimesso da ministro e membro del Parlamento. A darne l’annuncio, spiega Libero, “è stato lo stesso Shalom dopo alcune accuse di molestie sessuali avanzate contro di lui da almeno sette donne”.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked

(21 dicembre 2015)