Segnalibro – L’ultimo libro di Safran Foer
Come disse Abramo: Here I Am
Sono passati già undici anni da quando nel 2005 Jonathan Safran Foer pubblicava Molto forte, incredibilmente vicino, confermandosi come una delle più grandi rivelazioni dei primi anni Duemila, dopo aver pubblicato a venticinque anni il best seller Ogni cosa è illuminata. Poi, nel decennio successivo a quel secondo successo, mentre Safran Foer beveva tè organico sulla sua terrazza di Brooklyn insieme alla moglie e collega scrittrice Nicole Krauss e i loro due pargoletti, di romanzi non ne sono più usciti. Ma ora, con il matrimonio ormai finito – ovviamente in modo amichevole come si conviene a due artisti chic e impegnati della New York più hipster – ha annunciato l’uscita nelle librerie a settembre del suo nuovo romanzo, il cui titolo inglese sarà Here I Am, e al centro del quale ci sarà proprio il tema del divorzio in una famiglia ebraica.
La storia si svolge nella Washington del giorno d’oggi e si sviluppa tutta nel corso di un solo mese. Si racconta la storia di una famiglia ebraica composta dai genitori e i tre figli maschi, ritratta nel momento clou in cui il matrimonio della coppia cade a pezzi. Siccome i problemi non hanno mai un gran tempismo, nel corso di questa implosione c’è anche il bar mitzvah di uno dei tre figli, in occasione del quale alcuni parenti vengono in visita da Israele. E mentre il dramma famigliare ha luogo in quella piccola realtà statunitense, in Medio Oriente si abbatte un grande terremoto che devasta Israele.
Ecco, questo è più o meno tutto quello che per il momento si sa, a parte l’ispirazione dietro all’enigmatico titolo – “here I am”, “eccomi”, è quello che Abramo risponde a Dio nella Torah quando gli chiede di sacrificare suo figlio Isacco – e qualche indiscrezione dalla casa editrice, Farrar, Straus and Giroux. Del romanzo, ha affermato l’editore Eric Chinski, che ha già lavorato con Foer per Ogni cosa è illuminata, “non si può scambiare nemmeno una frase per l’opera di un altro autore“. La storia, ha dichiarato al New York Times, “mantiene i tratti tipici della sua inventività brillante e intensa immaginazione, e la pura energia che associamo con la scrittura di Jonathan, ma è un grande passo avanti per lui. È un libro quasi duro, sporco, a volte anche divertente – la descrizione di Chinski – che come Il lamento di Portnoy di Philip Roth racconta la vita ebraica americana”.
In ogni caso, a nessuno sono sfuggiti i riferimenti autobiografici. Oltre al divorzio da Krauss del 2014, accolto con una certa delusione da chi si era illuso fosse la storia ideale, con l’equilibrio perfetto tra brillante intellettualità e romanticismo elegante, nella storia si può anche trovare riflesso il passato di Foer, cresciuto in una famiglia ebraica con due fratelli altrettanto engagé, Franklin, ex editor della rivista dell’intellighenzia americana New Republic, e il giornalista Joshua. E poi si ritroveranno in Here I Am anche alcuni dei temi cardine degli altri due romanzi che tanto stanno a cuore a Foer, quello dell’identità e della storia ebraica, e quello di come i legami famigliari cambino di fronte alle tragedie. Ma Chinski torna a mettere in guardia i lettori troppo precipitosi: “Non si tratta di un romanzo autobiografico – ha affermato – tranne nel senso che ogni opera della maturità riflette molto l’esperienza di vita“. Il libro, ha concluso, “riflette il processo della crescita e di venire a patti con il mondo“.
Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked
(23 dicembre 2015)