In ascolto – Il mandolino di Avi

Maria Teresa Milano“Negli anni ’50 ogni kibbutz aveva la sua orchestra di mandolini. Per certi versi la dirigenza temeva di crescere pianisti e violinisti virtuosi che avrebbero lasciato il kibbutz o peggio Israele, per fare carriera in Europa e in America. Il mandolino invece rassicurava, i pionieri pensavano che essendo uno strumento popolare non avrebbe mai strappato alla loro terra i giovani musicisti per portarli sulla scena internazionale”, racconta Avi Avital, mandolinista israeliano dal talento straordinario, che in questi giorni ha tenuto concerti al Teatro dal Verme di Milano e a Palazzo Cusani a Parma, il primo mandolinista al mondo a ricevere una nomination per il Grammy Award come “Best Instrumental Soloist” (2010).
“Beh, con te è successo”, commento io. Avi sorride. È nato nel 1978 nella biblica Beer Sheva, punto di accoglienza dei flussi migratori da Stati arabi, Russia ed Etiopia, crocevia commerciale e spazio musicale multietnico che il 20 novembre 1948 festeggiò l’annessione allo stato di Israele con un concerto diretto da Leonard Bernstein.
avi-avital-video-coverHo conosciuto Avi nel 2003, abbiamo lavorato insieme per un progetto sulla musica israeliana e abbiamo passato molte ore a “raccontarci”. So che quando era bimbo, un vicino di casa gli ha messo in mano un mandolino e da allora lui non se n’è più separato. A 8 anni è entrato nell’orchestra mandolinistica di Beer Sheva, diretta da Simcha Nathanson, grande musicista immigrato dalla Russia che non avendo trovato lavoro come violinista fu assegnato a quel gruppo di 30 ragazzi dagli 8 ai 18 anni, che provavano quattro ore a settimana e suonavano al mandolino tutto il più importante repertorio scritto per violino. Credo che questo abbia influito parecchio su certe scelte musicali di Avi, originali, innovative, come l’esecuzione dei Concerti di Bach per violino e clavicembalo, da lui trascritti per mandolino e incisi per la Deutsche Grammophon, in un disco che ha ottenuto recensioni splendide da ogni parte, anche dai “puristi” di Bach.
Avi si è diplomato alla Jerusalem Music Academy e si è perfezionato a Padova, con il Maestro Ugo Orlandi. Poi ha lasciato l’Italia per Berlino, ha iniziato a collaborare con Giora Feidman e con le più importanti orchestre del mondo, come i Berliner Symphoniker, la Israel Philharmonic e la Hamburg Simphony tanto per citarne alcune e oggi è davvero un musicista straordinario, perché nella sua musica emergono il talento, il virtuosismo, l’esperienza maturata negli anni ma anche la profonda umanità, la generosità e il senso dell’umorismo.
In questi giorni è in Italia, una toccata e fuga in un tour mondiale ricco di date, per presentare il suo ultimo disco dedicato a Vivaldi, in collaborazione con l’orchestra barocca di Venezia. “I concerti per mandolino di Vivaldi sono l’Antico Testamento del mio strumento. A quell’epoca i musicisti avevano una libertà assoluta, ciascuno ricercava il proprio groove e ciascuno poteva davvero essere se stesso. In realtà Vivaldi era una rock star, altro che belletti e parrucconi! Nella mia interpretazione ho pensato a quel genere di libertà, alla fantasia del compositore, alla sua ‘contemporaneità’”, commenta quando gli si chiede qual è il pensiero alla base di questa nuova produzione.
Avi riesce a stupire e a rendere unica la musica, si tratti di Bach, di Vivaldi, del klezmer con Feidman e Orlowsky o delle melodie sefardite di Yasmin Levy; ha un suono e un tocco inconfondibile, quel genere di personalità forte che con poche note ti fa indovinare chi c’è dietro lo strumento.
Ma aldilà dei generi musicali in cui eccelle, dei premi prestigiosi e delle collaborazioni, credo che il suo merito più grande sia l’aver ridato nobiltà al mandolino, che nell’immaginario collettivo è confinato alla musica popolare e in particolare alla tradizione napoletana. In realtà la storia di questo strumento è assai più interessante ed è proprio lui a raccontarcela:
“Il mandolino è presente in gran parte del repertorio classico, soprattutto quello barocco; è solo con il romanticismo che viene dimenticato nelle composizioni, ma non certo nelle performance, anzi, a partire dalla seconda metà dell’800 e poi, nei primi decenni del ‘900, in Italia erano attive molte orchestre mandolinistiche che certo si cimentavano con polke e musica popolare, ma si dedicavano soprattutto alle arie di Rossini e di Verdi. Perfino la Regina Margherita suonava il mandolino. Ma il fenomeno delle orchestre mandolinistiche non era solo italiano, toccava tutta l’Europa, in particolare i paesi dell’est, da cui peraltro partivano i flussi migratori di ebrei verso Eretz Israel. Quando da bambino sono entrato nell’orchestra di mandolini di Beer Sheva ho ereditato questa tradizione e uno dei miei obiettivi è proprio quello di ridare al mandolino il posto di eccellenza che merita e divulgarne l’importanza storica. Per questo nel 2011 ho collaborato alla costituzione della Ger Mandolin Orchestra, nata da un’idea di Avner Yonai, musicista israelo-americano, che ha ricostruito le vicende della sua famiglia, originaria di Gora Kalwaria, in Polonia. Il nonno suonava in una orchestra mandolinistica e questo ci ha permesso non solo di studiare la storia di tali orchestre in Est Europa ma anche il coinvolgimento dei musicisti ebrei prima della Seconda guerra mondiale”.
È molto interessante: Avner Yonai compie lo stesso percorso di Alex, il protagonista di Ogni cosa è illuminata, capolavoro di Jonathan Safran Foer. In entrambi i casi il punto di partenza è una fotografia consumata dal tempo, la “prova indiziaria” che dà luogo a un percorso di ricerca storica e identitaria. Avner ritrova lo shtetl dei nonni, ne tocca la storia, fatta di lacerazioni ma anche di vita e tradizioni ed entra in quell’universo musicale che certa produzione cinematografica e teatrale ha voluto ridurre al klezmer e alle storielle chassidiche ma che in realtà è ben più grande e interessante e ci racconta una storia importante di relazioni tra società.
La Ger Mandolin Orchestra non è un ricordo nostalgico, ma la riscoperta di un tassello di vita ebraica, interessante da ascoltare e da approfondire.
Il consiglio d’ascolto di oggi è: digitate Avi Avital su You Tube e scegliete liberamente. Per quel che mi riguarda posso dire che ogni volta che lo ascolto mi tornano alla mente le parole di una nota cantante jazz che nel sentirlo per la prima volta, commossa mi disse: “Questo ragazzo ha un cuore grande quanto il suo mandolino”.

Maria Teresa Milano

(24 dicembre 2015)