Sapori – La tradizione degli ebrei americani
Per il 24? Si prenota al cinese
“L’associazione dei ristoranti cinesi degli Stati Uniti desidera estendere i suoi più sentiti ringraziamenti al popolo ebraico. Non capiamo fino in fondo le vostre abitudini alimentari, ma siamo orgogliosi e grati che il vostro Dio insista che mangiate cibo cinese a Natale”. Questo cartello esposto nei ristoranti cinesi di New York ha già fatto da tempo il giro del web, ma il mondo si interroga ancora sul quesito di fondo: perché gli ebrei mangiano cinese a Natale? Che sia ormai una tradizione centenaria, soprattutto in America dove è nata ma ormai diffusa ben oltre l’Atlantico, è un dato di fatto comprovato dalle statistiche.
“L’associazione dei ristoranti cinesi degli Stati Uniti desidera estendere i suoi più sentiti ringraziamenti al popolo ebraico. Non capiamo fino in fondo le vostre abitudini alimentari, ma siamo orgogliosi e grati che il vostro Dio insista che mangiate cibo cinese a Natale”. Questo cartello esposto nei ristoranti cinesi di New York ha già fatto da tempo il giro del web, ma il mondo si interroga ancora sul quesito di fondo: perché gli ebrei mangiano cinese a Natale? Che sia ormai una tradizione centenaria, soprattutto in America dove è nata ma ormai diffusa ben oltre l’Atlantico, è un dato di fatto comprovato dalle statistiche. Lo dimostrano i numeri, quelli delle prenotazioni dei ristoranti cinesi (Shun Lee West, nell’Upper East Side di Manhattan, registra 1300 richieste ogni anno la sera della vigilia), ma anche quelli di Google, dove nel periodo delle feste si registra ogni anno dal 2004, il termine ultimo per cui sono disponibili i dati, un picco di ricerche sui ristoranti cinesi (non che si sappia per certo che a digitare siano ebrei, ma si cerca di mettere insieme tutti gli indizi come si può). E poi soprattutto, massima prova dalla valenza scientifica nell’era digitale, il fenomeno ha anche una pagina su Wikipedia. Da essa, come da articoli di giornale e saggi e accademici, emerge la volontà di andare davvero a fondo delle radici che hanno portato alla nascita di quello che viene ufficialmente chiamato Jewish Christmas.
Si parte da un dato di fatto: i ristoranti cinesi sono gli unici aperti il 24 e 25 dicembre, mentre l’Occidente si riempie improvvisamente di città fantasma, con tutti gli abitanti chiusi in casa davanti al caminetto (o più probabilmente davanti al calorifero) a scartare regali e mangiare salmone affumicato e panettone. Insomma è una questione di sopravvivenza, o forse più di noia. Ma è chiaro che non può trattarsi solo di questo. Lo afferma anche Joshua Eli Plaut, che si può senza dubbio ritenere uno dei maggiori esperti in materia dal momento che è autore del libro A Kosher Christmas: ‘Tis the Season to Be Jewish. “Gli ebrei si riversano nei ristoranti cinesi a Natale non solo perché sono aperti mentre tutti gli altri ristoranti sono chiusi, ma anche perché gli ebrei vedono il natale come un’occasione speciale”.
Esistono dunque di questo anche ragioni storiche, dicono gli studiosi. Tutto ebbe inizio con il periodo d’oro dell’immigrazione negli Stati Uniti, tra gli ultimi anni dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. Nello specifico, la popolazione ebraica di New York crebbe da 400 mila unità nel 1899 a circa un milione nel 1910, o più o meno un quarto della popolazione della città, proveniente per la gran parte dall’Est Europa e concentrata soprattutto nel Lower East Side. Nei paraggi si insediò anche una grandissima comunità cinese, e così “ebrei e cinesi diventarono i due maggiori gruppi di immigrazione non cristiani”, come osserva nel suo documentario dedicato alla cucina cinese, The Search for General Tso, Jennifer 8. Lee. Che ci fosse una questione di affinità in quel nuovo contesto geografico lo conferma anche Matthew Goodman, autore del libro Jewish Food: The World at Table, che fa notare come l’altro grande gruppo di immigrati fossero gli italiani. Ma nei ristoranti italiani, con l’iconografia più cristiana che si possa immaginare a decorare gli ambienti, gli ebrei si sentivano meno a loro agio che dai cinesi, dove Maria o un crocefisso generalmente non comparivano sui muri, e allo stesso tempo gli ebrei appena arrivati in America potevano sentirsi cosmopoliti e sofisticati. Lee sostiene che i due gruppi, ancor più che dalla vicinanza, fossero legati dall’essere altro, e così l’affinità ebraica al cibo cinese “rivela molto sulla storia dell’immigrazione e su cosa significhi essere outsider”. Secondo Philip Roth vi è addirittura una vera e propria ragione psicologica, come si evince dal suo Lamento di Portnoy. “Le uniche persone al mondo di cui gli ebrei sembrano non avere paura sono i cinesi”, sentenzia il protagonista Alexander. Un po’ perché “il modo in cui parlano in inglese fa suonare mio padre come se fosse Lord Chesterfield”, e un po’ anche perché “per loro non siamo ebrei ma bianchi e magari pure anglosassoni”. Insomma, era secondo lui una soluzione per sentirsi più integrati e meno diversi.
Non si possono tralasciare anche motivazioni religiose. Come sottolineano gli studiosi Gaye Tuchman e Harry G. Levine in un articolo accademico del 1992 intitolato significativamente Safe Treyf, tra tutte la cucina cinese era quella che poneva meno problemi all’osservanza della casherut, dal momento che non utilizza latticini scongiurando il pericolo di una mescolanza con la carne. E del resto, soprattutto a New York come al solito, si sono moltiplicati i ristoranti cinesi con una certificazione casher. Ma in fondo, preponderante su tutte le altre sembra essere la questione identitaria. Secondo Plaut, mangiare cinese a Natale è un rituale che in quanto tale ben si addice all’ebraismo aggiungendosi a quelli per così dire ufficiali, “una preghiera da mangiare”. E per Goodman si tratta di una vera e propria affermazione della propria cultura. “Per quanto sia ridicolo – afferma – c’è qualcosa di meraviglioso nel fatto di rendere omaggio a qualcosa che qualcun altro ha fatto prima di te”.
Infine, nel miglior spirito ebraico, sull’origine del Jewish Christmas circolano anche alcune battute di spirito. Si sa infatti che per l’anno ebraico siamo nel 5776, mentre per quello cinese nel 4712. Questo significa che gli ebrei devono per forza non aver mangiato cibo cinese per 1064 anni. Sembra impossibile, ma i numeri non mentono mai.
Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked
(24 dicembre 2015)