scuorno…

Napoli. L’Uomo, Adamo, scoperto nella sua colpa per aver mangiato il frutto proibito, prova vergogna e si nasconde. (Genesi 3,9-10) “Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: Dove sei?” Rispose: “Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto”. La vergogna, il senso di disagio morale, lo scuorno, diremmo a Napoli, sono il più grande dono che Dio potesse fare all’umanità. Ciò che ci rende davvero dissimili dagli animali non è l’intelligenza, bensì la capacità di provare vergogna e di iniziare, da quella sensazione, un vero cammino di tikkun, di correzione personale e sociale. Penso questo mentre leggo un paio di articoli presi dal quotidiano il Mattino che mi sbattono in faccia una indagine sull’uso di alcuni fondi pubblici per dei lavori di restauro e manutenzione della Sinagoga di Napoli ed altri locali comunitari. Il dubbio del buon uso del denaro pubblico è entrato anche nella Comunità di Napoli e conosco esattamente gli attori e i motivi assurdi che hanno portato a questa situazione. Posso ipotizzare con una precisione chirurgica i toni, le mail, le discussioni di tutti coloro che arrogandosi granitiche ragioni non hanno scelto il dialogo, il compromesso, l’incontro, l’ascolto. Il poeta israeliano Yehuda Amichai potrebbe suggerire loro che nel “luogo dove abbiamo ragione non sbocciano fiori in Primavera(…)” Ed anzi sbocciano inchieste, dubbi, articoli di giornale, sussurri immorali di corridoi, sospiri di chi crede ancora in una degna soluzione. E mentre ancora ci si arrocca su ragioni che se non fossero tragiche sarebbero ridicole, penso che solo la vergogna potrà salvarci, ultima spiaggia di un ritorno etico, di una ripresa morale doverosa. E mentre sospiro, penso: “ Vergognatevi.” Anzi no: “Mettiteve scuorno.” Ma uno scuorno che sia profondamente ebraico.

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino

(25 dicembre 2015)