liberazione…

Quando Ha-Qadòsh Barùkh Hu invia Moshè ad annunciare la futura liberazione dall’Egitto, Moshè chiede quale sia il Nome di D.o. È evidente che Moshè conosce sicuramente chi è Ha-Qadòsh Barùkh Hu. Ciò che vuole capire, e soprattutto spiegare al popolo, è quale caratteristica abbia l’azione divina della liberazione. Non a caso i Maestri si domandano chi sia l’angelo del roveto, se sia Mikhaèl o Gavrièl, ossia se nell’uscita dall’Egitto prevalga l’esigenza della punizione degli Egizi o quella della promessa divina ad Avrahàm.
La risposta di D.o è, come è noto, “Ehyè ashèr ehyè”. I Maestri interpretano quest’espressione nel senso della promessa di costante attenzione, nel passato come nel futuro. Il Rebbe di Gur spiega il perché di questa interpretazione: l’espressione “Ehyè” è una forma del verbo essere; “Ehyè ashèr ehyè” sarebbe una forma di essere “al quadrato”. Questa costanza, questa presenza costante di D.o, è la garanzia della verità della Sua promessa. E non a caso, dice il Rebbe di Gur, il quadrato del valore numerico di “Ehyè” (21) è 441, come il valore numerico della parola “emèth” (verità), che è anch’esso 441.

Elia Richetti, rabbino

(31 dicembre 2015)