2016, i consigli del rav Sacks
Sognare a occhi aperti, seguire le proprie passioni, mettersi a disposizione degli altri, dare peso alle cose che contano, lavorare duramente. Sono le cinque regole di vita indicate da rav Jonathan Sacks, ex rabbino capo d’Inghilterra e del Commonwealth e tra le voci più autorevoli dell’ebraismo mondiale.
Cinque regole da tenere sempre in mente e ancora più valide, sottolinea il rav in una sua riflessione, all’inizio di un nuovo percorso. Come l’ingresso in un nuovo anno civile.
“Tutti i grandi leader religiosi sono stati dei sognatori. Mosè ad esempio, che ha sognato una terra stillante latte e miele. Oppure Isaia, che ha sognato un mondo di pace. Oppure penso ancora a Martin Luther King e al suo ‘I have a dream’, uno dei più bei discorsi del ventesimo secolo. Se dovessi scrivere un breviario per la felicità – osserva il rav – la capacità di sognare sarebbe ai primi posti della lista”.
Venendo al secondo punto, rav Sacks osserva come niente (salute, successo, fama) giustifichi una vita spesa a fare cose che non ci piacciono. “Ho visto troppe persone che hanno abbracciato determinate carriere per dare ai propri partner e ai propri figli anche più del dovuto e che si sono ritrovate abbandonate o sono state viste come estranee in casa perché non hanno mai avuto del tempo da dedicare agli affetti. Chi vive a pieno le proprie passioni – sottolinea il rav – conduce invece delle esistenze benedette”.
La terza regola il rav dice di averla appresa da Viktor Frankl, neurologo, psichiatra e filosofo austriaco che sopravvisse ad Auschwitz. “Frankl – scrive rav Sacks – era solito affermare: non chiederti cosa vuoi dalla vita, ma invece chiediti cosa la stessa vuole da te. Anche grazie alle sue parole ho maturato questa convinzione: le vite più belle sono quelle di coloro che un giorno avvertono una chiamata o hanno una vocazione”.
Centrale, per quanto concerne il quarto punto, l’insegnamento dello Shabbat. “Nessuna cultura o identità religiosa ha un giorno come questo nel proprio calendario. Ma il suo è comunque un messaggio universale. Una vita senza del tempo dedicato al rinnovamento, al pari di una vita senza attività fisica, buona musica e senso dell’umorismo, è infatti una vita più povera”.
La quinta regola nasce da una constatazione. Nessun risultato, anche quelli apparentemente più semplici, può essere conquistato senza impegno. D’altronde, riflette rav Sacks, la parola ebraica che indica il proprio servizio al Signore, avodah, “significa essa stessa ‘duro lavoro’”.