…Colonia
I fatti di Colonia sono molto gravi e nulla toglie alla loro gravità il fatto che le destre più ostili all’accoglienza e le loro frange più estreme e razziste li stiano usando per mettere in discussione la politica dell’apertura ai profughi e ai migranti. Perché il problema che è emerso è un problema reale, che scoppia oggi, come un bubbone, dopo essere stato a lungo tenuto in sospeso e rimosso e che segnala l’esistenza di un baratro fra il mondo islamico e la sua cultura e l’Occidente: quello del rapporto tra i generi. Molti analisti lo hanno sottolineato negli ultimi vent’anni, molte volte si è detto e scritto che solo un cambiamento radicale di questo rapporto può portare alla convivenza fra Islam e Occidente e alla liberalizzazione della società islamica. Nonostante quanto voci anche autorevoli stanno scrivendo, credo che nessun paragone sia possibile fra la condizione femminile nella società islamica e quella nella nostra, nonostante sappiamo come anche nella nostra il percorso del raggiungimento dell’uguaglianza sia stato e sia segnato tuttora da reazioni violente di ogni grado, spesso troppo a lungo sottovalutate.
Per quanto riguarda i fatti di Colonia e delle altre città tedesche, siano o non siano preordinati come sembra stia emergendo, credo che l’unico modo per salvare la possibilità dei rifugiati di essere accolti sia quello oggi di distinguere nettamente tra le responsabilità precise, individuali, di chi ha violato la legge e le mentalità, le culture diverse, le frustrazioni generali di cui si parla. Nessuna giustificazione è possibile e i colpevoli vanno puniti con estrema durezza, per evitare due conseguenze opposte e ugualmente aberranti: l’accettazione sostanziale del modello di Colonia in nome delle “differenze culturali” o il rifiuto totale dell’accoglienza. Se continuiamo a giustificare in nome delle differenze culturali, allora non resta che chiudere la porta all’accoglienza.
Anna Foa, storica
(11 gennaio 2016)