misericordia…

E ritornò Moshe di fronte a HaShem e disse: “D-o mio, perché hai fatto del male a questo popolo? Perché mi hai inviato? Da quando sono giunto dal faraone per parlare a tuo nome, egli ha peggiorato la situazione di questo popolo, e tu non hai salvato il tuo popolo!” (Esodo 5, 22).
D-o disse a Moshe: “Ora vedrai quello che sto per fare al faraone con mano potente, li lascerà andare, anzi con mano potente li caccerà dal suo paese!”.
D-o parlò a Moshe e gli disse: “Io sono HaShem! Mi sono manifestato ad Abramo, a Isacco, a Giacobbe come D-o Onnipotente, ma con il Mio Nome di HaShem ancora non mi son manifestato a loro. Ho anche stabilito la mia alleanza con loro, per dar loro il paese di Cànaan, quel paese dov’essi soggiornarono come forestieri. Sono ancora io che ho anche udito il lamento dei Figli di Israele asserviti dagli Egiziani e mi sono ricordato della mia alleanza. Per questo di’ ai Figli di Israele: Io sono HaShem! Vi farò uscire dai gravami degli Egiziani, vi salverò dalla loro schiavitù e vi libererò con braccio teso e con grandi atti di giustizia. Io vi prenderò come mio popolo e diventerò il vostro D-o. Voi saprete che io sono HaShem, il vostro D-o, che vi sottrarrà ai gravami degli Egiziani. Vi porterò nel paese che ho giurato a mano alzata di dare ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe, e ve lo darò in possesso: io sono HaShem!”. (Esodo 6, 2 – 8). Non a caso compaiono qui le espressioni di salvezza che sono alla base dei 4/5 bicchieri di vino nel Seder di Pesach. Il quinto, quello di Elia, della Redenzione finale, deve ancora realizzarsi…
E parlò il Signore (Eloqim) a Moshe e gli disse: “Io sono HaShem!”. (Esodo 6, 2)
Tra i Nomi di D-o, Eloqim implica severità di giudizio, HaShem implica misericordia.
Come dire: D-o giudicò severamente le parole di Moshe e gli rispose duramente dicendogli: “Io sono HaShem (il Misericordioso)!”. È l’amore e la misericordia di D-o che libera Israele dall’Egitto.
Ma cosa c’è di male nei toni e nelle parole di Moshe?
Moshe “il più grande dei Profeti” che ha portato la parola di D-o all’uomo, ha portato anche la parola dell’uomo a D-o.
Disse Rabbi Eliezer: “Moshe ha lanciato parole verso colui che sta in alto, come è detto: il popolo gridò a Moshe; e Moshe pregò verso il Signore, el HaShem….” (Bemidbar 11, 2). Non leggere “verso” (el), ma piuttosto “contro” (al) il Signore. E non c’è uomo che abbia scagliato parole contro l’attributo di giustizia di D-o come Moshe.
Inoltre Moshe è in buona compagnia, si pensi ad Avraham con Sodoma e Gomorra: Rabbi Levi dice: “Due uomini hanno detto una sola cosa, essi sono Avraham e Yov. Avraham ha detto: “Lungi da te il fare una cosa come questa! Far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lungi da te! Forse che il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?” (Bereshith 18, 25). Come dire: “Se tu facessi un atto del genere, di far morire il giusto con il malvagio, sarebbe una profanazione, un sacrilegio di come il popolo si immagina che tu agisca in questo mondo, perché allora il destino del giusto sarebbe uguale a quello del malvagio, sarebbe una profanazione per te anche a proposito di come la gente si immagina il tuo giudizio nel Mondo Futuro se il Giudice di tutta la terra non agisse secondo la vera giustizia”. Yov viene colpito e si ribella, come è detto: “Dirò a D-o: Non condannarmi! Fammi sapere perché mi sei avversario!” (Yov 10, 2). Yov ha detto: “Per questo io dico: ‘È la stessa cosa’: egli fa perire l’innocente e il reo!”.
Avraham, Moshe e Yov hanno parlato con spirito di opposizione. E D-o ha risposto favorevolmente.
Cosa è cambiato nel nostro contesto?
Nelle parole di Moshe nella nostra Parashah c’è un particolare: Rabbi Yacov Neiman fa notare che il rimprovero di D-o non è dovuto alle osservazioni di Moshe contro D-o, ma è dovuto ad una sola parola fuori posto: “male”. Al contrario di tutti gli altri uomini di fede e profeti che si rivolgono con durezza nei confronti della giustizia divina, Moshe fa l’errore di aggettivare l’operato di D-o. Anche Avraham protesta per Sodoma e Gomorra ma non dice mai che D-o è causa di “Male”. Da D-o viene solo bene. Ma noi spesso non siamo in grado di comprenderlo. Nella Mishnah è stato stabilito: “L’uomo è tenuto a benedire D-o sul male così come lo benedice sul bene”. Tutto è male e bene nello stesso tempo. L’idea che il bene e il male siano spesso fusi l’uno nell’altro viene sviluppata negli scritti dei maestri. Il sacro e il profano non esistono scissi l’uno dall’altro, ma uniti, collegati e confusi l’uno nell’altro: c’è una scintilla di D-o persino negli oscuri recessi del male. Se non fosse per questa scintilla, il male perderebbe il suo potere e la sua realtà, e si tramuterebbe nel nulla. La confusione fra bene e male è anche personale. Nella nostra vita, e in misura crescente nei tempi moderni che hanno testimoniato crimini terribili, siamo facilmente disorientati dalla mescolanza di bene e male. La nostra capacità di distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato è spesso confusa, e ci fa inorridire davanti alla nostra perdita del senso dell’orrore. Quale dovrebbe essere, dunque, la risposta umana al male? Siamo tutti responsabili del tipo di mondo che facciamo, della lotta all’ingiustizia e dell’affermazione della giustizia. Nel pensiero ebraico, la redenzione del mondo inizia con gli sforzi umani per vincere il male compiendo azioni sante (Mitzvot). Questo, però, non significa che la redenzione sia completamente nelle nostre mani. In definitiva, se le risorse umane di per sé bastassero per compiere il bene, non avremmo ricevuto la promessa della redenzione messianica. Tutto è nelle mani del Cielo, tranne il comportamento etico-morale.

Paolo Sciunnach, insegnante

(11 gennaio 2016)