Il ragazzo prodigio si arrende
“Il New Republic è in vendita”
Il coccodrillo era pronto da più di un anno. La crisi era stata annunciata, analizzata e sezionata. E ora il giorno della verità è arrivato: il New Republic, una delle riviste più prestigiose degli Stati Uniti, è di nuovo in vendita, dopo un’agonia lunga e dolorosa e un tentativo di restyling che ha lasciato perplessi in molti.
Roccaforte dell’intellighenzia ebraica a stelle e strisce che ha vantato tra le sue firme anche Philip Roth, il TNR era stato acquistato nel 2012 dall’allora 28enne Chris Hughes, il ragazzo prodigio co-fondatore di Facebook con Mark Zuckerberg, che si era preso l’incarico di rilanciare in grande stile la rivista mantenendone viva l’identità.
Secondo la maggior parte degli opinionisti però Hughes, trovandosi di fronte alla sfida che l’informazione ha dovuto fronteggiare nell’ultimo decennio, ovvero il complesso equilibrio tra carta stampata e tecnologia, non è stato all’altezza della situazione e avrebbe snaturato la testata pubblicata fin dal 1914.
Imponendo un rimodernamento forzato, l’imprenditore ha infatti spodestato una delle anime del New Republic, il caporedattore Franklin Foer, fratello dello scrittore Jonathan Safran Foer, rimpiazzandolo con Gabriel Snyder, ex giornalista del “gossipparo” Gawker e ha portato a bordo come nuovo amministratore delegato Guy Vidra, ex di Yahoo. Una scelta sgradita a gran parte dello staff che a quel punto ha inondato Hughes di lettere di dimissioni. A lasciare a malincuore anche Leon Wieseltier, scrittore e critico di successo fortemente influenzato dalla propria identità ebraica (tra i suoi libri spicca Kaddish del 2000).
Un punto di rottura analizzato puntualmente nel 2014 dal columnist del Washington Post Dana Milbank: “Quando ha comprato il magazine nel 2012 all’età di 28 anni – scrive Milbank – il co-fondatore di Facebook ha spiegato che la domanda di giornalismo di alta qualità continuava ad essere forte nel nostro paese. Ma dopo due anni, Hughes ha deciso che salvare questa forma tradizionale di giornalismo fosse troppo duro. Ha dichiarato che la rivista centenaria sarebbe diventata una compagnia tecnologia e ha portato un nuovo CEO che ha letteralmente imposto un legame osmotico tra scrittori e ingegneri per lavorare sulla componente grafica del sito. Hughes ha poi spodestato il suo partner intellettuale Franklin Foer senza nemmeno il buongusto di comunicarglielo. Foer lo ha scoperto quando il suo sostituto, un uomo che era stato precedentemente licenziato come editor del sito di gossip Gawker, ha iniziato a presentarsi come nuovo editor offrendo lavori alla gente. La maggior parte dello staff ha lasciato in segno di protesta e il team di Hughes ha sospeso la pubblicazione per un mese. Ma non devono nemmeno disturbarsi nel riprendere in mano l’opera. The New Republic è morto. Chris Hughes lo ha ucciso”.
E se fino a poco tempo fa, l’ex coinquilino di Zuckerberg si diceva pronto a lottare per la rivista, ora alza le mani in segno di resa diffondendo una nota nella quale comunica di rimettere sul mercato il TNR e di aver “preso sottogamba la difficoltà di far diventare una vecchia e tradizionale istituzione, una compagnia digitale”.
Così “dopo aver investito tempo, energia e oltre 20 milioni di dollari – ha scritto Hughes – sono giunto alla conclusione che è tempo per il New Republic di avere una nuova vision e una nuova leadership”.
Ma se l’obiettivo era quello di digitalizzare, la vera crisi si è registrata proprio sul sito: solo lo scorso novembre i click alla pagina sono crollati vertiginosamente registrando un meno 38% rispetto l’anno precedente. Uno degli scenari possibili – riporta il Wall Street Journal – sarebbe quello di far acquistare la rivista a un filantropo che la renda una no-profit e il New Republic avrebbe già trovato dei possibili investitori. Alle spalle del TNR ci sono quattro anni difficili che però Hughes si ostina a difendere, senza rinnegare il lavoro fatto e respingendo le accuse: “Il nostro giornalismo – ha scritto – è stato largamente riconosciuto per il suo impatto e la sua rilevanza. Per quanto riguarda gli affari abbiamo lanciato Novel, un brand marketing studio e sviluppato un sito veloce e dinamico. Abbiamo fatto in modo che il New Republic sopravviva e rifiorisca durante il suo secondo secolo”.
Rachel Silvera @rsilveramoked
(Nell’immagine Hughes e Foer ai tempi del loro sodalizio)
(12 gennaio 2016)