…convergenze
Massimo Gramellini, nel suo “Buongiorno” quotidiano, riporta l’inquietante reazione comparsa sui social network italiani in seguito al suicidio di un extracomunitario, che si è buttato sotto un treno in corsa. Frasi all’insegna del “uno di meno da sfamare” e cose simili. Un clima che si somma a quello, ben peggiore, della caccia allo straniero che si sta scatenando in Germania e che si era già vista in Francia dopo il 13 novembre. Reazione in cui si contano brutali profanazioni dei luoghi di culto islamici, accoltellamenti simili a quanto si vede in Israele (le mode sono contagiose), sprangate che riducono in fin di vita le persone, non fa alcuna differenza se siriani, turchi, afghani, se integrati da decenni, se nati nei nostri stessi Paesi. Solitamente, queste aggressioni sono accompagnate da svastiche e simboli simili, giusto per capire a chi giova e dove potrà portare questo clima da caccia alle streghe. Il problema è che questi episodi cominciano a godere di una protezione politica, se consideriamo l’involuzione democratica e la propaganda identitaria di Peasi dell’Unione Europea come Ungheria e Polonia, di fatto fuori dal liberalismo europeo. Un cortocircuito che pare inarrestabile e che è il grande alleato del Daesh, dove si registra un aumento degli iscritti ogniqualvolta un musulmano subisce un attacco di qualunque natura. Allo stesso modo in cui gli autoritarismi europei godono di un successo direttamente proporzionale al numero di attentati che stanno sconvolgendo le metropoli di tutto il mondo. Si parla tanto di scontro di civiltà, ma qui bisognerebbe valutare pure le convergenze.
Davide Assael, ricercatore
(13 gennaio 2016)