Qui Roma – Il coraggio della testimonianza

Schermata 01-2457401 alle 13.37.31 La musica come costante simbolo di vita, portatrice di note di speranza e allo stesso tempo di dolore, una musica che echeggia nel passato e nel futuro. È proprio lei il filo conduttore del film documentario scritto da Cesare Israel Moscati “Suonate ancora, il coraggio dei figli e nipoti della Shoah è stato quello di vivere”, il punto in comune tra una serie di individui sparsi l’Europa e Israele che non si conoscono ma raccontano la loro vita e la presenza del fardello della tragedia della Shoah nella storia familiare attraverso il loro legame con la musica.
Il film, diretto da Beppe Tufarulo e prodotto da Global Vision Group con Rai Cinema, è stato proiettato ieri sera al cinema Barberini di Roma, primo di un ciclo di eventi dedicati al Giorno della Memoria e patrocinati dal Centro di cultura della Comunità ebraica e dalla fondazione Museo della Shoah.
Quello provato dai figli della Shoah, protagonisti anche del primo documentario di Moscati, “è un dolore incolmabile, e la musica li ha salvati”, ha sottolineato la direttrice del Centro di cultura Miriam Haiun. Oltre a lei e all’autore, hanno portato i loro saluti a inizio serata il rabbino capo Riccardo Di Segni, la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello, il presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia, la presidente della Rai Monica Maggioni e l’ambasciatore israeliano in Italia Naor Gilon. La Comunità ha inoltre consegnato delle targhe per premiare “la sensibilità e la partecipazione attiva nella realizzazione del progetto” ad alcuni dei responsabili di Rai Cinema e a Moscati stesso, che ha anche ricevuto una lettera inviata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Quello di Moscati è dunque un impegno quotidiano nel mantenere viva una Memoria dolorosa “destinato ai nostri bambini”, ha sottolineato Dureghello, ringraziando i partecipanti di aver devoluto con la loro partecipazione un’offerta che sarà destinata a persone in difficoltà. Un lavoro infaticabile ma necessario per la delicatezza di un tema che la cui narrazione deve trovare, come ha fatto notare il rav Di Segni, “il giusto equilibrio per scongiurare i pericoli da una parte dell’oblio e dall’altra di sovraesposizione e banalizzazione”. Si tratta di un messaggio particolarmente importante nel momento attuale, ha quindi aggiunto il rav, “e mentre l’Europa è esposta a un grande rischio a partire dalle nostre Comunità, è bene ricordare che tutto questo è esistito”.
E non si è tirata indietro di fronte a questa sfida la Rai, per la quale, come ha affermato Maggioni, “è diventato normale essere insieme in questo percorso”. La televisione nazionale, ha sottolineato, “accompagna questo paese nel racconto di se stesso e mantenere in vita la Memoria serve a definire il presente e a ricordarci ogni giorno le ragioni per cui stiamo insieme, attraverso tutto l’anno”. In questo modo, ha aggiunto Gilon, “la Rai svolge il suo ruolo di servizio pubblico favorendo il passaggio di un testimone di generazione in generazione”.
Ed è stata proprio l’esponente di una nuovissima generazione, la nipote di Moscati Shanah, a offrire al pubblico in sala un momento di commozione ancora prima dell’inizio del film, con la lettura di una lettera del nonno destinata al sopravvissuto alla Shoah Sami Modiano. “Uscito dall’inferno di Birkenau mi sono chiesto molte volte perché mi ero salvato proprio io”, ha quindi raccontato Modiano. “Con il tempo – ha proseguito – ho capito di non essere stato fortunato ma di essere stato scelto, e ora sono l’uomo più felice del mondo perché dedico la mia missione a questi carissimi ragazzi, e so che grazie a loro rimarrà sempre qualcuno perché tutto questo non riaccada mai più”.

Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked

(Nell’immagine un fotogramma del documentario in cui compare Amnon Weinstein, il liutaio ideatore del progetto “I violini della speranza”. Amnon restaura violini della Shoah e organizza concerti in tutto il mondo)

(13 gennaio 2015)