Oltremare – Periferia

danielafubini2 Di recente il bisogno di distrazione è aumentato. Le notizie cui ogni israeliano è assuefatto, nello stillicidio del notiziario orario o (forse peggio) nel ricapitolo serale delle otto, sono sempre meno edificanti. E anche grazie ad uno stile giornalistico piuttosto aggressivo, grazie al quale ormai si mostra tutto e subito, quasi senza filtri, ci sono giorni in cui bisogna alzare le difese.
Io, come tutti sanno, per alzare le difese e per distrarmi vado al cinema. Poi finisco spesso per preferire il cinema israeliano, che ammettiamolo è un po’ un tirarsi la zappa sui piedi: per distrarsi forse sarebbe meglio una commedia inglese o un noir francese. Ma ho ancora il riflesso dell’ulpan, dove l’insegnante ci spingeva ad andare al cinema per assorbire la cultura israeliana al di lá della grammatica. Quindi ho visto di recente in sequenza “Hayored lemala (Colui che scende verso l’alto)” e “Chatuna mi-niyar (Matrimonio di carta).
Sono due film diversissimi per temi e per stile, possono piacere moltissimo o lasciare indifferenti o perfino infastiditi. Hanno peró un punto in comune: il luogo in cui sono girati è uno dei personaggi principali del film, ed è un personaggio piuttosto problematico. Il primo è tutto girato sulle scale che collegano a Haifa la cittá alta da quella bassa, fino al porto. Il secondo a Mitzpe Ramon, sul bordo del cratere, con tutta la bellezza e la solitudine della vita davanti al deserto.
Da telavivese probabilmente non reggerei una settimana a Haifa, città così verticale e arzigogolata da dare le vertigini, né a Mitzpe, appiattita nel silenzio surreale rotto solo dagli zoccoli dei piccoli stambecchi. Ma mentre guardavo ciascun film tifavo internamente perchè i protagonisti umani non si allontanassero da quello geografico, perchè trovassero un modo fantasioso per far pace con le difficoltà delle loro città dai molti limiti, e restare. Che noia sarebbe, una Israele tutta Gerusalemme e Tel Aviv.

Daniela Fubini

(18 gennaio 2016)