“Siamo italiani e parte del popolo di Israele”
“Più di mezzo secolo fa incontri come questo sarebbero stati difficili da immaginare”.
Così la presidente della Comunità Ruth Dureghello nell’accogliere Bergoglio.
“La sua visita non porta con sé il segno dei ritualismi. È una tappa importante, in un momento delicato in cui le religioni devono rivendicare uno spazio nella discussione pubblica per contribuire alla crescita morale e civile della società”.
In questa prospettiva, ha rilevato, “mi sento di poter dire che ebrei e cattolici, a partire da Roma, debbono sforzarsi di trovare assieme soluzioni condivise per combattere i mali del nostro tempo”.
In merito alle peculiarità dell’ebraismo romano è stato invece osservato: “La nostra Comunità, che ha vissuto una storia straordinaria di sopravvivenza dell’identità nonostante le discriminazioni e le persecuzioni, è una comunità vivace, attiva e complessa. In questa sinagoga, simbolo dell’emancipazione politica della nostra Comunità, dopo la segregazione perdurata per quasi quattrocento anni, sono oggi presenti le tante espressioni dell’ebraismo romano,
italiano e internazionale”.
“Gli enti ebraici – ha poi detto Dureghello – sono istituzioni con radici antiche e tradizioni solide che rappresentano un ebraismo impegnato, nei secoli, al sostegno dei bisognosi, alla cura dei malati e degli anziani e, soprattutto, all’educazione dei figli e delle nuove generazioni. Persone, nella stragrande maggioranza volontari, che lavorano ogni giorno silenziosamente, con o senza ruoli ufficiali, per tenere viva una Comunità che è il mio più grande orgoglio ed è un grande orgoglio per tutta la città”. Due le affermazioni di Bergoglio verso cui è stato mostrato particolare apprezzamento.
In prima istanza il concetto che un cristiano “non possa essere antisemita” evocato anche in occasione di un precedente incontro con i vertici comunitari.
In seconda istanza il riconoscimento del fatto che “attaccare gli ebrei è antisemitismo, ma anche un attacco deliberato a Israele è antisemitismo” riferito dal presidente del Congresso ebraico mondiale Ronald Lauder al termine di un incontro privato in Vaticano.
“Questa Comunità, come tutte le comunità ebraiche nel mondo – ha spiegato Dureghello – ha un rapporto identitario con Israele. Siamo italiani, profondamente orgogliosi di esserlo e allo stesso tempo siamo parte del Popolo di Israele. È attraverso le sue parole che riaffermo con forza che l’antisionismo è la forma più moderna di antisemitismo”.
Fermo anche l’invito a un impegno congiunto contro l’odio e il terrorismo: “Di fronte al sangue sparso dal terrore in Europa e in Medio Oriente, di fronte al sangue dei cristiani perseguitati e agli attentati perpetrati contro civili inermi anche all’interno dello stesso mondo arabo, di fronte agli orrendi crimini compiuti contro le donne. Non possiamo essere spettatori. Non possiamo restare indifferenti”.
Con questa visita, ebrei e cattolici avrebbero quindi lanciato insieme “un messaggio nuovo” all’attenzione dell’opinione pubblica.
“La fede non genera odio, la fede non sparge sangue, la fede richiama al dialogo. Una convivenza ispirata all’accoglienza, alla pace e alla libertà in cui si impari a rispettare, ciascuno con la propria identità, l’altro. Come oggi qui a Roma, così in ogni luogo”.
Nella speranza, ha concluso Dureghello, “che questo messaggio giunga ai tanti musulmani che condividono con noi la responsabilità di migliorare il mondo in cui viviamo”.
Pagine Ebraiche, febbraio 2016
(18 gennaio 2016)