…atomica

Fra le tante notizie di questi giorni, c’è l’eliminazione di una serie di sanzioni che attanagliavano l’economia iraniana. Un passo in più nel percorso di riabilitazione di Teheran voluto dall’amministrazione Obama. Quale sia l’obiettivo di questo percorso non è ancora molto chiaro. O meglio, si capisce benissimo l’intenzione obamiana di dare una scossa a un Medio Oriente impantanato in uno status quo da cui non si vede via di uscita. Ed è certo che l’ingresso nei giochi dell’Iran implica una scesa a patti di tutti gli altri attori regionali, ma in che modo il rientro del regime degli ayatollah nella comunità internazionale possa limitare le sue ambizioni territoriali non lo capisco proprio. Il rischio è che lo sviluppo del programma nucleare iraniano porti a una competizione in Medio Oriente, dalla quale emergerà una regione, tra l’altro instabilissima, in cui vari Paesi possederanno l’atomica. Perché l’Arabia Saudita dovrebbe rinunciare a comprarsi la bomba se solo sospettasse che il suo peggior nemico se la stesse costruendo? E l’Egitto, la Turchia, la Giordania accetterebbero di vivere con una spada di Damocle sopra la testa? Il tutto appare come un wishful thinking in stile obamiano, ma, lo sappiamo, la storia è lastricata di buone intenzioni. Proviamo a immaginare, per stare all’attualità, cosa succederebbe se il califfo di turno mettesse le mani su un’arma nucleare. Altro che Corea del Nord.

Davide Assael, ricercatore

(20 gennaio 2016)