Ettore Scola (1931-2016)
Nell’inverno del 2000 ricoprivo l’incarico di assessore alla Cultura della Comunità di Roma.
Fui invitato da Ettore Scola agli studi di Cinecittà insieme a Massimo Caviglia, allora direttore di Shalom, che era stato in passato suo alunno alla scuola cinematografica. Aveva chiesto a Caviglia di visionare per una consulenza i copioni del film Concorrenza sleale che stava girando in quelle settimane, e aveva piacere che noi assistessimo alle riprese. L’opera rappresentava sullo schermo le tragiche conseguenze delle leggi razziali su una famiglia ebraica di commercianti. Per me, cinefilo sin da piccolo, che avevo conosciuto il Maestro Scola nel 1974 con la visione insieme a mio padre al cinema Savoia di C’eravamo tanto amati, quell’invito era un meraviglioso regalo inaspettato, da sempre sperato. Stavo realizzando il sogno di seguire da vicino un set cinematografico, assistendo e cogliendo i segreti del dietro le quinte e gli artifici scenografici. Scola volle poi invitarci alla cena con le sue maestranze al termine del ciak, e dopo averci fatto vedere il film, sempre con Caviglia e pochi intimi, volle organizzare l’anteprima nazionale con la Comunità ebraica. Così con il Centro di Cultura e Cinecittà demmo seguito al progetto. Ne venne fuori una serata evento significativa, con la partecipazione dei vertici dell’ebraismo romano insieme a tanti nomi illustri della cultura italiana. Ettore Scola è giusto ricordarlo come tra i massimi esponenti del cinema italiano, ma non solo. Ha accompagnato la sua genialità artistica con un impegno civile significativo, facendoci conoscere il Bel Paese nella sua quotidianità con poesia e leggerezza. Grazie Ettore.
Jonatan Della Rocca
(20 gennaio 2016)