Ticketless – Riso umanitario
Buoni studi documentano l’estensione della filantropia ebraica nel tardo Ottocento italiano. Scuole per l’infanzia abbandonata (Mariuccine a Milano), biblioteche circolanti, lotta all’analfabetismo, scuole nell’agro pontino o nella valle del Tevere (Franchetti). Un po’ dovunque in Italia portano ancora oggi nomi ebraici scuole per l’avviamento al lavoro, orfanotrofi, case per anziani; lapidi o vie sono dedicate a medici che vagavano per le campagne senza farsi pagare oppure fondavano in città luoghi dove raccogliere risorse per una seria campagna contro l’alcolismo (David Levi Morenos). Positivismo e socialismo turatiano raccoglievano i frutti migliori della assimilazione ebraica (il cui lato positivo tendiamo quasi sempre a dimenticare).
Fa parte di questo capitolo, ma a modo suo, l’editore Formiggini. La sua filantropia si volgeva verso altri orizzonti ovvero nutriva la sua generosità di … risate a crepapelle: “Nulla di più umano del ridere”, scriveva, “e nulla è più efficace a rendere benevoli gli uomini gli uni verso gli altri”. Che cosa direbbe il fondatore della Collana di Classici del Ridere della satira odierna è difficile immaginare: l’umorismo di Charlie Hebdo sembra lontano anni luce dalla sua ironia sorniona, vagamente goliardica. Ticketless, nell’imminenza di un 27 gennaio più insanguinato e e tragico che mai, intende rendere omaggio al pacifismo comico del Formaggino modenese. Di “riso umanitario” parla a più riprese Ugo Berti, in un importante libretto fuori commercio appena uscito, che raccoglie tutti gli scritti “servili” pubblicati nell’arco di un trentennio abbondante (“Il tovagliolo di Formiggini”, s.i., 2016).
Alberto Cavaglion
(20 gennaio 2015)