Nissim, una vita al servizio del bene
Grande protagonista di un’epoca segnata da scelte difficili, uomo coraggioso e disinteressato, Giorgio Nissim è tra quanti contribuirono nel modo più determinante alla salvezza di molte centinaia di ebrei perseguitati dal nazifascismo. Ebreo lui stesso, nei mesi più bui tenne da solo le redini dell’organizzazione di assistenza clandestina Delasem in Toscana e si prodigò personalmente, esponendosi a rischi enormi, alla messa in sicurezza di molti individui e di molte famiglie braccate.
A ricordarne i meriti è un’opera breve pubblicata da Giuntina, Giorgio Nissim. Una vita al servizio del bene, che la casa editrice ebraica manda in distribuzione per questo Giorno della Memoria avvalendosi del supporto del quotidiano fiorentino La Nazione (domani alle 10.30, nell’auditorium del quotidiano, la presentazione)
Autore è Alfredo De Girolamo, manager pubblico, scrittore e pubblicista, che consegna al lettore un libro attraversato da molte emozioni e da molti simbolici snodi. Raccontando Nissim, De Girolamo racconta infatti anche la rete di uomini e di istituzioni che attivamente collaborarono a questa eroica sfida. Dal cardinale Elia Dalla Costa al ciclista Gino Bartali, da don Arturo Paoli al rabbino Nathan Cassuto. E ancora tanti nomi meno noti al grande pubblico ma ugualmente determinanti. Perché, come ricorda l’editore Daniel Vogelmann nell’introduzione, “il coraggio di un solo uomo non sarebbe mai bastato senza la solidarietà e l’aiuto materiale di tante altre persone buone, semplici cittadini e uomini di Chiesa”.
Passione, impegno, umanità. E anche una forte determinazione. Queste le caratteristiche ad emergere dalla biografia di Nissim. Aspetto fondamentale del suo lavoro era quello di “fare presto”, ricorda De Girolamo. “La velocità nel trovare un appartamento sicuro, un nascondiglio, un posto appartato, prima che le chiacchiere, le spiate e i controlli potessero mettere in pericolo tanta povera gente che voleva solo vivere”.
Ma non dipendeva solo dalla sua grande forza di volontà, sottolinea l’autore. Anzi, nella maggioranza dei casi, dipendeva dalla buona volontà di altri, dalla gentilezza di un ospite, dal buon cuore di qualcuno. E così, “a volte Giorgio riusciva nell’impresa, a volte no”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(20 gennaio 2015)