Lettera al Presidente

lucreziLettera aperta al Presidente della Repubblica Italiana
Sergio Mattarella.

Illustre Presidente,
il 25 e 26 gennaio prossimi sarà in visita di stato nel nostro Paese il Presidente della Repubblica Islamica d’Iran, con il quale Lei avrà occasione di incontrarsi in forma ufficiale. Questa visita, per una circostanza sicuramente non voluta, e tuttavia inquietante e significativa, cade esattamente alla vigilia del Giorno della Memoria, che invita tutti gli italiani a raccogliersi in meditazione sull’indicibile orrore della Shoah, affinché le mostruosità del passato non abbiano mai più a ripetersi e le nuove generazioni dell’Italia libera e democratica sappiano fare argine, con la loro coscienza civile, alle vecchie e nuove forze del male.
Di questo solenne impegno, che affonda le sue radici nella lotta di Liberazione e nei più profondi valori della nostra civile convivenza, scolpiti nella nostra Costituzione democratica e antifascista, gli Italiani sanno di avere in Lei il primo e più alto garante, come ha saputo dimostrare fin dai primi atti del Suo mandato: ricordiamo bene come, nel Suo discorso di insediamento, nel rendere onore a tutte le vittime della violenza assassina, volle scegliere come esempio, certo non a caso, il piccolo Stefano Gaj Taché, strappato alla vita dal cieco odio razzista e antisemita.
Lei sa, Signor Presidente, che la Repubblica Islamica d’Iran ha come ideologia di stato la negazione della Shoah, e ha sempre manifestato apertamente il proprio proposito di giungere, in un modo o nell’altro, all’eliminazione dello Stato di Israele, la patria degli ebrei. Personalmente, mi rammarico molto che questa visita abbia luogo, e preferirei che l’Italia non avesse alcun rapporto con la Repubblica iraniana, fintanto questa non cambierà radicalmente le proprie posizioni. Ma comprendo, sia pure a malincuore, le ragioni della Realpolitik, e non ho la presunzione di dire a Lei o al Governo italiano cosa sia giusto o sbagliato fare.
Mi permetto però di chiederLe, con grande rispetto, di volere comunicare al Suo interlocutore, con tutta l’autorità della Sua forza morale, qual è il Suo pensiero riguardo alla memoria della Shoah e al diritto dei cittadini di Israele di vivere per sempre, in pace e in sicurezza, nella propria terra, accanto a tutti i propri vicini, a cominciare dai palestinesi. Mi permetto anche, rispettosamente, di farLe notare che un Suo silenzio, su questi punti, potrebbe confermare – sia pur arbitrariamente – nella dirigenza iraniana la consolidata convinzione che l’Occidente – e con esso l’Italia – sia interessato solo agli affari, e sarebbe pronto ad abbandonare gli ebrei, come ottant’anni fa, al loro destino.
Chi Le scrive non è né israeliano né ebreo, né ricopre alcuna carica pubblica. È un semplice cittadino italiano, che crede nei valori della Costituzione e confida che l’Italia di oggi sia davvero diversa da quella di ieri.
Con deferenza,
Francesco Lucrezi

(22 gennaio 2016)