“Memoria, una lezione per l’oggi”
La Shoah non fu un crimine avulso rispetto al contesto in cui fu praticato, ma l’ultimo terribile scalino di un percorso di morte, violenza e sopraffazione. Affinché la lezione sia compresa è dunque imperativo cogliere i segnali dell’odio, siano essi fisici o ancora limitati al piano verbale. Soltanto così il monito “mai più” troverà concreta applicazione.
Lo ha ricordato il qualificato convegno “Antisemitismo, paura del diverso, incitamento all’odio: ieri e oggi” organizzato a Roma, nella sala polifunzionale di Palazzo Chigi, nell’ambito delle iniziative promosse da Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e presidenza del Consiglio dei ministri per il Giorno della Memoria.
“Il Giorno della Memoria non è una mera ricorrenza, ma un impegno vivo. Soprattutto verso i giovani, cui devono essere forniti tutti gli strumenti per comprendere le cause e l’origine di quella buia stagione d’Europa. Soprattutto è importante capire come un simile crimine trovò attuazione, come le prime istigazioni sfociarono in quello che è accaduto. Bisogna restare vigili, bisogna intercettare ogni singolo segnale. Una lezione fondamentale – ha riflettuto il presidente dell’Unione Renzo Gattegna – per difendere ciò che siamo e costruire un futuro di pace e fratellanza tra gli uomini”.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento del segretario generale della presidenza del Consiglio dei ministri Paolo Aquilanti, che ha affermato l’importanza di “vivere e comprendere il passato, per trarre l’occasione di una riflessione sul futuro”. Fermo inoltre il monito contro il pericolo dell’indifferenza e la “paura del diverso” che sembra oggi imperversare. Anche tra i più giovani, rappresentati in sala da alcuni studenti delle scuole romane.
Introdotti da Anna Nardini, coordinatrice delle attività di Palazzo Chigi sulla Memoria, i protagonisti del convegno hanno trattato l’argomento da diverse prospettive. Preoccupazione è stata tra gli altri espressa da Sandro De Bernardin, a capo della delegazione italiana presso l’International Holocaust Remembrance Alliance, per i “nuovi rigurgiti” di antisemitismo e negazionismo. Malessere è stato inoltre espresso per le reazioni di aperta ostilità sempre più diffuse a proposito dell’emergenza migratoria. “La chiusura delle frontiere, la crescita di razzismo e xenofobia, il ritorno in auge dei nazionalismo. Brutti segnali che ci ricordano l’attualità dei temi di questo convegno”, ha osservato il diplomatico.
Ernesto Galli Della Loggia, storico ed editorialista del Corriere, ha evidenziato alcune criticità e minacce urgenti. Come l’impennata di episodi sanguinosi in Europa, che non di rado colpiscono direttamente istituzioni o realtà ebraiche, o il boicottaggio accademico dello Stato di Israele. Di fronte alla possibilità che i valori inalienabili dell’Europa democratica vengano messi in pericolo, Galli Della Loggia ha sottolineato come, talvolta, l’unico modo per difendere delle valide ragioni sia “l’impiego della forza”. La realtà si impone a tutto, ha aggiunto l’opinionista, “anche ai buoni sentimenti”.
“Non potrei fare questo lavoro senza una particolare sensibilità. Quella di una famiglia toccata dal dramma della Shoah” ha spiegato invece Ales Giao Hanek, hate crime officer dell’Osce. Ad essere approfondite le attività e le linee guida dell’organizzazione, che tratta di razzismo, antisemitismo e islamofobia così come di discriminazioni legate al genere. A detta di Hanek, l’impegno dell’Italia nella lotta all’odio sarebbe “considerevole”.
Significativa la testimonianza di Sarah Benomar, segretario generale dell’associazione studentesca marocchina Mimouna. Due i fronti su cui ci si muove: la conoscenza della Shoah e l’incontro tra ebrei e musulmani attraverso iniziative culturali e ricreative. “La coesistenza? Una sfida possibile” ha sottolineato Benomar, illustrando il fitto calendario di eventi predisposto ogni anno per avvicinare le due identità.
Un impegno sottolineato con particolare gratitudine da Victor Magiar, assessore UCEI alla Cultura e alla Memoria, che giovanissimo dovette emigrare dal suo paese natio – la Libia – per via delle ferite e delle persecuzioni inflitte alla sua popolazione ebraiche. “L’odio non nasce dal nulla, ma poggia sempre su solide radici”, ha osservato Magiar.
Un insegnamento sempre valido. Perché, come ha ricordato sull’ultimo numero di Pagine Ebraiche, le amnesie sono sempre dietro l’angolo. “Dopo la seconda guerra mondiale in Europa ci sono state guerre etniche e noi quasi non lo ricordiamo più. La dimostrazione che spesso rimuoviamo troppo velocemente il passato. E che educare alla Memoria – ha scritto – è davvero importante”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(22 gennaio 2016)