Qui Venezia – L’Atlante dell’orrore nazifascista

Schermata 2016-01-22 alle 14.12.21La collocazione della Memoria in un contesto spaziale consultabile e analizzabile direttamente nell’universo liquido della rete, questo l’intento dei promotori dell’Atlante delle stragi nazifasciste in Italia tra il 1943 e il 1945.
Il progetto, presentato ieri durante un convegno ad hoc nella sede delle Zattere dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, è finalizzato alla creazione di una banca dati completa degli episodi di violenza commessi a danno dei civili da parte dell’esercito tedesco e dei suoi alleati fascisti repubblicani.

Tra gli interventi della giornata di studio, coordinati da Simon Levis Sullam la mattina e da Luca Baldissera nel pomeriggio, il saluto di Mario Isnenghi, presidente Iveser, l’intervento di Paolo Pezzino, direttore scientifico del progetto, Federico Melotto, con un intervento sulle stragi in Veneto, Andrea Martini, che ha parlato delle corti d’assise straordinarie in Veneto e Marco Borghi dell’IVESER con un contributo sui fascisti messi alla sbarra a Venezia.

Nel pomeriggio oltre all’intervento di Lorenzo Gardumi sulle stragi in Trentino e Alto Adige, le comunicazioni di Piero Casentini su Vicenza, di Adriano Mansi su Padova e Belluno, di Laura Fasolin su Rovigo e di Federico Maistrello sul Grappa.

Trent’anni di studi condivisi dall’Istituto Nazionale della Resistenza e dall’ANPI confluiti poi in due ricerche: la prima che presenta una mappa delle stragi civili, che oggi si avvia a conclusione, e la seconda, di recente avvio, dedicata alle stragi di partigiani. Due studi complementari che permetteranno di avere a disposizione per il futuro uno strumento inestimabile per la ricerca storiografica.

Dalle Fosse Ardeatine a Monte Sole, a Sant’Anna di Stazzema. Un studio iniziato all’indomani del cinquantesimo anniversario della liberazione che ebbe nelle singole realtà locali, investite da queste immani tragedie, la forza motrice: memorie riemerse dalle pieghe della storia e riconosciute ora a livello nazionale.

“Nei nostri studi – ha spiegato Paolo Pezzino – abbiamo voluto seguire il filone di analisi che studiava la razionalità che c’era dietro a queste stragi inserendola nell’analisi più generale del sistema tedesco di occupazione in Italia. C’era chi non era d’accordo con questo tipo di approccio e affermava al contrario che non sussisteva nessun tipo di specificità nelle stragi civili italiane, riconducibili ad azioni consuete nel contesto di una guerra globale”.
Una banca dati in continua evoluzione che conta più di 5mila schede estremamente dettagliate consultabili secondo molteplici filtri di ricerca, come quello, ad esempio, della tipologia di strage per specificità dell’azione perpetrata: violenza di genere, razziale, di rappresaglia, di ritirata e molte altre ancora.

Il progetto si inserisce nell’ambito delle iniziative relative ai rapporti fra Italia e Germania durante la seconda guerra mondiale finanziate dal Governo della Repubblica Federale Tedesca, e promosso dall’ANPI e dall’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia (INSMLI).

Michael Calimani

(22 gennaio 2016)