Qui Gerusalemme – L’Italia ricorda a Yad Vashem
La fiamma accesa nella Sala della Rimembranza e qualche istante di silenzio. Così ha preso il via l’appuntamento italiano per il Giorno della Memoria allo Yad Vashem di Gerusalemme.
Un momento di raccoglimento, con El Maleh Rahamim e il Kaddish in onore dei defunti recitati dall’architetto David Cassuto, che, bambino durante la Shoah, perse il padre, il rabbino Nathan Cassuto, mentre la madre Anna, soprvvissuta ad Auschwitz, fu uccisa nel 1948 da un commando arabo sulla via del Monte Scopus a Gerusalemme.
Poi arriva il momento delle parole, di tentare di trovare una strada per trasmettere la Memoria midor ledor, “di generazione in generazione” come recita il titolo dell’incontro organizzato dall’Ambasciata italiana e dall’Istituto italiano di Cultura di Tel Aviv, protagonisti di una serie di iniziative per il Giorno della Memoria in tutta Israele, che si sono affiancate “alle migliaia organizzate in tutti le città d’Italia, dove ogni edificio pubblico, anche nel più sperduto paesino, il 27 gennaio è tenuto ad abbassare le bandiere a mezz’asta” ha ricordato l’ambasciatore Francesco Maria Talò, che ha sottolineato come Yad Vashem indichi la via perché il ricordo “non sia semplicemente un rito”, ma ispiri l’azione degli altri 364 giorni.
Parole semplici dal significato potente sono arrivate da Hanna Weiss, 87 anni e originaria di Fiume, che ha rievocato il suo arrivo nel campo di sterminio di Auschwitz. Il valore delle testimonianze scritte, dei diari, è stato tra i punti sollevati da Yael Nidan Orvieto, direttore dell’Istituto Internazionale di Ricerca di Yad Vashem. E se la sfida è quella di passare il compito dei ricordo alle generazioni del futuro, a rispondere idealmente all’appello sono stati tre giovani della Hevrat Yehudè Italia, l’associazione punto di riferimento degli italiani d’Israele, Michael Sierra, Samuel Di Porto e Gavriel Salmonì, che hanno rievocato storie familiari e sensazioni personali attraverso la lettura di lettere e poesie.
A presentare l’incontro, l’addetta culturale dell’Ambasciata Elena Loewenthal, torinese, che ha introdotto con orgoglio una serie di interventi dalla sua città Torino: dal Centro internazionale di Studio Primo Levi, hanno inviato il loro messaggio il direttore del Salone del Libro Ernesto Ferrero, il neo-direttore della Stampa Maurizio Molinari, e il sindaco Piero Fassino.
La lettura di una pagina di “Se questo è un uomo” in italiano e in ebraico, ha concluso la cerimonia. In cui è risuonato forte l’appello di rav Pierpaolo Punturello alla responsabilità.
“L’intero libro delle Genesi è una chiamata di D-o agli uomini perché si assumano le proprie responsabilità” ha sottolineato il rav. “In questo giorno dobbiamo chiederci a che punto siamo con la consapevolezza della barbarie generalizzata che fu e verso dove stiamo camminando”.
rt
(28 gennaio 2016)