Qui Milano – Il pensiero ebraico di rav Safran

IMG_20160126_152238_edit (1) Eroe durante gli anni bui della Shoah, precursore del dialogo interreligioso, guida spirituale fin da giovanissimo per due Comunità, quella della Romania e quella di Ginevra, ma anche grande studioso e cabalista. Fu tutto questo il rav Alexandre Safran, come è emerso nel convegno a lui dedicato negli scorsi giorni all’Università degli Studi di Milano, organizzato insieme al Centro di Judaica Goren-Goldstein e alla Facoltà di Teologia di Lugano. Proprio nella città svizzera si è appena conclusa la tre giorni, con una tavola rotonda dedicata ai traguardi straordinari nel dialogo ebraico-crisriano compiuti da Safran, mentre il pomeriggio di ieri è stato interamente dedicato all’analisi del suo articolato pensiero.
Nel suo libro intitolato La Cabala, Safran scriveva di essersi posto l’obiettivo di “mettere in rilievo l’unità e la permanenza della tradizione ebraica, rischiarata dal suo interno”. Un’armonia, ha sottolineato sua figlia Esther Starobinski-Safran, che si può ritrovare nell’equilibrio tra “halachah, le regole, e haggadah, il discorso etico-filosofico, una commistione di mistica e legge divina, ed è la Cabala, anima della storia ebraica, ad assicurare l’unità interiore, unità religiosa ebraica attraverso il tempo, unità di questo mondo e del mondo futuro”. Una visione figlia di un approccio e di una metodologia, ha sottolineato il filosofo francese Maurice-Ruben Hayoun, che non sono “quelle dello storico, del paleologo che si affaccia sul corpo senza vita di un grande ramo della tradizione ancestrale, dell’archeologo di un defunto pensiero ebraico”. Al contrario, ha continuato Hayoun, Safran “agisce come lo scopritore di un pensiero vivente, dispensatore di vita e di benefici per chi lo coltiva”. Per il rav Moshe Hallamish, a capo dell’ente di ricerca sulla mistica dedicato a Safran all’Università di Bar Ilan, il concetto fondamentale alla base della filosofia e la ricerca in ambito cabalistico di Safran è dunque quello di una continua ricerca:
“Dio è ‘visibile e nascosto’, e così è il mondo da lui creato. L’apparenza materiale delle cose ordinarie, che incontriamo nella nostra vita quotidiana – la sua conclusione – spesso nasconde una profondità più celata, che è l’essenza della vita”.
Alla tavola rotonda svoltasi questa mattina, introdotta da un saluto del rettore della Facoltà di Teologia di Lugano René Roux, hanno partecipato i teologi dell’università svizzera Libero Gerosa e monsignor Azzolino Chiappini, gli storici di Bucarest Carol Iancu e Felicia Waldman, e il teologo italiano Piero Stefani.

(28 gennaio 2016)