L’identità da difendere
Quello che mi turba nella brutta storia delle statue inscatolate è la mancanza di difesa del valore della nostra cultura e della nostra identità. Il nudo in arte è parte della nostra storia, fin dai tempi dei greci che vedevano nella bellezza fisica una componente etica di bontà – kalòs kai agathòs – ripresa poi dal Rinascimento. E persino l’iconografia cattolica ha accettato il nudo – purché allegorico – come somma espressione artistica.
Coprire i nudi per non offendere un visitatore straniero – per quanto importante a livello commerciale – è come ammettere che i nostri valori storici e culturali possono essere messi in discussione e che siamo pronti a vergognarcene. A questo punto come condannare chi, accampando motivi religiosi, li vuole distruggere? E come condannare chi si sente in diritto di abusare delle donne che vanno in giro scollate o con la minigonna?
Se vogliamo combattere i totalitarismi dobbiamo farlo partendo dalla fierezza dei nostri valori. Ma l’esasperazione del politically correct e un malinteso senso di tolleranza universale portano alla unilaterale rinuncia della nostra identità. Da ebrea io sono contraria a togliere i crocefissi dalle aule scolastiche o rinunciare al presepe. Fanno parte dell’identità culturale di un Paese da sempre a maggioranza cattolica e potranno essere rimossi se e quando saranno gli italiani a non sentirsi più rappresentati da queste immagini. Così come ritengo fondamentale che chi viene nel nostro Paese, in visita o per stabilirvisi, accetti e rispetti le nostre regole. O dovremmo guidare a sinistra per non sconcertare la Regina d’Inghilterra quando viene in visita?
Purtroppo la mancanza di orgoglio e di identità nazionale è una piaga diffusa in Italia: non amiamo la nostra bandiera, irridiamo l’inno nazionale, consideriamo il patriottismo ridicolo e fuori moda.
Come stupirci quindi che qualche funzionario solerte abbia decretato di coprire le statue? È lo stesso meccanismo che non ci porta a difendere la nostra lingua, a non sostenere la nostra arte e la nostra cultura, a non saper fare sistema-Paese per promuovere la nostra immagine all’estero.
Difendere la nostra identità passa anche dal salvaguardare l’orgoglio per la nostra cultura artistica, e se a qualcuno non piace, si metta il paraocchi quando passa nei corridoi dei nostri palazzi…
Viviana Kasam
(29 gennaio 2016)