Memoria per il futuro
Frequentavo un corso di lingua ebraica a Gerusalemme, anni fa, quando per caso ho scoperto che metà della mia classe, composta da giovani di Ramallah e altri villaggi arabi vicini, non sapeva cosa fosse la Shoah. Credevo fosse uno scherzo. Mi chiesi come fosse possibile. Mi si aprì un mondo con mille domande: cosa conoscono questi ragazzi della storia dello Stato di Israele e della sua gente? Come possono comprendere fino in fondo la realtà in cui vivono? Quanti equivoci e quanta incomprensione nasconde questa omissione? Memore di questo episodio e della mia inquietudine, a distanza di tempo, ho potuto ancora più apprezzare la testimonianza di Sarah Benomar, segretario generale dell’associazione studentesca marocchina Mimouna, la quale al convegno “Antisemitismo, paura del diverso, incitamento all’odio: ieri e oggi” (organizzato a Roma dall’UCEI e dalla presidenza del Consiglio dei ministri per il Giorno della Memoria 2016) ha raccontato come la sua associazione si muova tra diffusione della conoscenza della Shoah e l’incontro tra ebrei e musulmani attraverso diverse iniziative culturali e ricreative. Ho sorriso, come quando riprendi fiato e un po’ di speranza. E ho pensato che questa testimonianza fosse un buon esempio di memoria per il futuro.
Ilana Bahbout
(29 gennaio 2016)