Qui Milano – “Scrivere? È come respirare”
“Voi oggi date un riconoscimento a uno scrittore per aver scritto dei libri, ma in realtà si tratta di qualcosa di naturale, come respirare. Non potrei smettere di respirare nemmeno se lo volessi, e lo stesso vale per il raccontare storie”. Così lo scrittore israeliano Amos Oz nell’accogliere la laurea honoris causa attribuitagli dall’Università Statale di Milano nel corso dell’inaugurazione del nuovo anno accademico. A ritirare il diploma dalle mani del rettore Gianluca Vago al posto del celebre intellettuale, che impossibilitato a presenziare per motivi di salute ha inviato un video messaggio, è stata la figlia Fania Oz-Salzberger.
“Quando di fronte all’attribuzione di grandi meriti Amos Oz si schermisce parlando di una vocazione e un impulso naturale, sostenendo di non avere meriti particolari, noi naturalmente non gli crediamo” ha affermato Gianni Turchetta, direttore del Dipartimento di Scienze della mediazione linguistica e di studi interculturali, che ha proposto l’attribuzione della laurea. “Perché la scrittura – ha aggiunto – quella vera, è figlia di un lavoro severo, faticoso, pazientissimo, di cui pure Oz ci ha parlato e che non sarebbe giusto dimenticare”.
Oz ha dunque ricevuto una laurea magistrale in Lingue e culture per la comunicazione e la cooperazione internazionale, “per la profondità e l’originalità delle sue opere, con cui ha saputo rappresentare con straordinaria intensità una specifica realtà storica e insieme una generale condizione umana, e per il costante impegno politico-morale, volto a favorire una soluzione pacifica dei conflitti e l’integrazione fra popoli e culture”.
“Scrittore irriducibilmente israeliano, e al tempo stesso profondamente europeo, con la sua narrativa Oz è andato componendo un quadro amplissimo, profondo e polifonico della storia e della vita quotidiana di Israele”, ha continuato Turchetta. “Una vita quotidiana costruita con fatica e sempre a rischio, e le sue opere ci ricordano con straordinaria efficacia quante cose che diamo per scontate debbano essere faticosamente realizzate perché la vita quotidiana debba essere davvero tale, nella sua abbagliante normalità”.
Un panorama, quello delle opere di Oz, in cui la storia è dunque “sempre lì, dietro l’angolo, e ci è impossibile dimenticarla”, come ha sottolineato nella sua laudatio il critico letterario Goffredo Fofi. “Alla precarietà di ogni singola esistenza si aggiunge, nei personaggi di Oz, una precarietà collettiva – l’osservazione di Fofi – che è nel suo caso quella di uno stato e di un popolo che la storia ha così spesso aggredito con una furia terribile e insensata, facendone ossessivamente il capro espiatorio dei mali dei suoi mali”. Una letteratura che si fa dunque specchio di un paese: “È nella terra ritrovata che Oz è cresciuto e vissuto, è questa che egli racconta l’Israele del suo tempo, con le sue speranze, le sue pene, le sue contraddizioni, i suoi pregi, i suoi limiti”.
Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked
(29 gennaio 2016)