Memoria, voce ai testimoni
Nel giorno della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, gli studenti di alcune classi del Liceo Classico Virgilio di Roma, coadiuvati dall’impegno della professoressa Stefania Zezza e dal professore di musica Antonio Sommese, hanno dato la voce ad alcuni testimoni della Shoah leggendo in modo sentito diari e memorie. La lettura è stata intercalata da brani musicali suonati dai ragazzi del liceo con pezzi di Schumann, di Chopin, di Beethoven, di John Williams, di Ludovico Einaudi, di Nicola Piovani e musiche popolari di Israele. Le voci della chitarra, del violino e del pianoforte si sono alternate alle testimonianze, creando un ponte spazio-temporale tra la nostra contemporaneità e quella del secondo conflitto mondiale e della Shoah.
La tragedia che la Shoah ha posto nella Storia è stata la scissione netta tra un “prima” e un “dopo”, vago e confuso, in cui sono venute a dissolversi le norme etiche della società. Come afferma il professor David Meghnagi, direttore del Master di Didattica della Shoah di Roma Tre, intervenuto alla rievocazione, ciò che è venuto meno, soprattutto, è stata la fiducia nelle istituzioni, nella famiglia e nel singolo, elementi fondanti l’essere umano. Mancando la fiducia, il fidarsi dell’altro, vengono a strutturarsi delle barriere che possono alimentare l’odio, dando vita a quella zona grigia in cui anche i soggetti ordinari possono – potrebbero – agire in modo indisturbato e violento misconoscendo l’Altro nell’essere un soggetto unico e inviolabile. La Shoah, di fatto, ha realizzato l’indifferenziazione della persona, sostituendo all’identità il numero, la matricola; creando – come asserisce Primo Levi ne I Sommersi e i Salvati – mille monadi sigillate, che anziché aiutarsi a vicenda in modo solidale coalizzandosi contro chi li stava opprimendo e privando della libertà e della vita, si sforzavano di sopravvivere attraverso una lotta continua e disperata contro il prossimo loro più vicino. Una guerra tra poveri che non portava a nulla, se non a sminuire maggiormente i soggetti privandoli dell’umanità e della integrità personali. Di fatto l’indifferenziato, il privo di nome e di cognome, conduce spesso verso un’unica via: quella di vedere l’altro come un non-soggetto, un non-uomo senza alcuna caratteristica umana e sprovvisto di qualsiasi diritto, elementi questi ritracciabili in ogni schiavitù e sottomissione che finiscono per divenire lo stigma del razzismo e della discriminazione. La Shoah, fondamentalmente, ha posto l’uomo di fronte a un baratro sociale e etico in cui la sacralità della persona è venuta meno, disgregandosi in un tutto privo di orientamento, parcellizzato e caduco, quello del lager.
Rammentando nuovamente Levi, è utile prendere in carico il valore della Memoria al fine di evitare che i ricordi vengano, con l’andare del tempo, eliminati, modificati o addirittura cancellati. Il ricordo, il rievocare, ha un’importanza fondamentale per la Shoah, poiché conserva la presenza di coloro che ne sono stati fagocitati; lasciando i propri scritti e le proprie testimonianze, i testimoni hanno voluto che rimasse una traccia del loro esserci nel mondo. Non solo monito quindi, ma la presenza in una fisicità fatta di frasi e di parole. Gli studenti del Virgilio – rievocando la memoria attraverso le testimonianze di Ruth Maier, di Dawid Sierakowiak, di Petr Ginz, di Liliana Segre, di Magda Mozes, di Louise Jacobson ed altri ragazzi e giovani in una panoramica che comprende l’Europa intera nel periodo del secondo conflitto mondiale – non solo hanno attualizzato il ricordo nel qui e ora ma hanno ricondotto l’universale alla sua peculiarità, sostituendo all’indistinto il soggetto. Solo riportando l’uomo alle proprie generalità, è possibile stravolgere l’ideologia voluta dai nazisti oltre settanta anni fa, come qualunque ideologia in ogni tempo e luogo. L’atto del ricordare assume così un valore assoluto: l’esistenza; nominare le persone, significa rammentare la propria unicità di soggetti appartenuti e appartenenti alla storia.
L’impegno della Preside professoressa Irene Baldriga, della professoressa Zezza e del professor Sommese oltre che degli studenti tutti – intervenuti nell’Aula Magna Elsa Morante in tre sessioni per la grande affluenza – dovrebbe fare da modello, oltre che risonanza, al fine di strutturare una didattica sulla storia e sulla Shoah attenta e scrupolosa, come quella realizzata nel Liceo Virgilio per il tramite di alcuni ragazzi che hanno voluto ricordare altri loro coetanei, lontani nel tempo, ma vicini negli intenti.
Elena Albertini
(15 febbraio 2016)