straniero…
Lo straniero che risiede fra voi, lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso, poiché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto. Io sono l’Eterno, il vostro D-o. (Levitico 19, 34)
Che bisogno ha la Torah di sottolineare l’amore verso lo straniero, dal momento che è incluso nel comandamento di amare il prossimo?
Ci è comandato di amare lo straniero residente tra di noi. Questo comandamento si sovrappone al comandamento generale di amare il prossimo tuo: “Ama il prossimo tuo come te stesso” (Levitico 19, 18). Per quale ragione ripetere il principio nei riguardi dello straniero residente? È molto più facile denigrare lo straniero, è il più debole. Questo svantaggio sociale dello straniero residente dà luogo alla necessità di una Mitzvah specifica in più, diretta esclusivamente nei suoi confronti. La Torah proibisce ricordare allo straniero residente tra noi il suo passato e di mettersi in relazione con lui con particolare sensibilità. Abbiamo il dovere morale di amare lo straniero e rispettarlo, proprio partendo dalla memoria della nostra storia. La memoria ci insegna a mettersi nei panni dello straniero residente tra noi, a conoscerne lo stato d’animo e a farci carico delle sue necessità fisiche e psicologiche. Poiché egli è più debole di noi.
“lo tratterete come colui che è nato fra voi”: non dobbiamo negare i diritti dello straniero residente tra di noi, le libertà dell’individuo e del cittadino. Dobbiamo considerare lo straniero residente tra noi, come colui che è nato tra di noi e che gode degli stessi diritti, come uno di noi.
“lo straniero che risiede fra (con) voi”: lo straniero residente, venendo da fuori, da un’altra cultura è tenuto però ad accettare i suoi doveri all’interno della nostra cultura: deve essere disposto a “vivere con noi”, insieme a noi, nei doveri e nei limiti compresi nei valori della nostra società, senza imporci dall’esterno valori che non ci appartengono;
“tu l’amerai come te stesso”: farai per lui tutto quello che vorresti fosse fatto a te, mettendoti nella sua situazione;
“poiché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto”: poiché anche voi conoscete bene lo stato d’animo e la condizione dello straniero, dovete immedesimarvi nella sua condizione di debolezza e precarietà. Non potete ricordargli che lui è uno straniero residente tra di voi, altrimenti egli potrebbe rinfacciarvi dicendo che anche voi foste stranieri in Egitto.
“Io sono l’Eterno, il vostro D-o”: Io sono il vostro D-o, così come sono anche il loro D-o, in base a questo lo straniero è tuo fratello”.
Paolo Sciunnach, insegnante
(1 febbraio 2016)