Storie – L’arte “degenerata”

avaglianoFino al 5 febbraio è in corso nel comune di Bisuschio (Varese) l’esposizione “Propaganda degenerata – L’arte tra persecuzione e propaganda dalla collezione Gianfranco Moscati”. Tra la seconda metà dell’800 e la fine degli anni ‘30, “degenerato” era tutto ciò che si allontanava (in termini estetici e razziali, nella “forma” e nella “sostanza”) dalla tradizione culturale germanica e in seguito da quella nazista.
Il 15 novembre del 1933 il ministro della Propaganda nazista Joseph Goebbels costituì la Camera della Cultura del Reich, che di fatto stabiliva quali artisti potevano lavorare e cosa si potesse mostrare al pubblico. Qualche mese prima lo stesso Goebbels aveva dichiarato: “Anche la politica è un’arte… e noi che diamo forma al moderno sistema Tedesco ci sentiamo artisti a cui è stata data la responsabilità di formare, dal grezzo materiale della massa, la solida struttura di un popolo… questo è il dovere (dell’artista), quello di dare forma, di togliere la malattia per creare la libertà della salute”.
In breve tempo un severo apparato di censura costrinse i pochi artisti non allineati rimasti in Germania al silenzio. I movimenti dell’arte moderna, senza distinzioni, furono presto definiti “degenerati” e “corrotti”. Ma distruggere le opere di questi artisti non bastava al regime nazista. Era necessario mobilitare l’opinione pubblica.
Adolf Hitler all’apertura della Casa dell’Arte Tedesca a Monaco il 19 luglio 1937, due anni dopo le leggi razziali di Norimberga, affermò: “Dichiaro qui e ora che… farò pulizia nella vita artistica in Germania”. E infatti il museo venne inaugurato con una mostra di arte di propaganda, Große Deutsche Kunstausstellung, dichiarata dai nazisti “l’autentica arte tedesca”, che esponeva le opere di artisti ben accetti al regime, dove si esaltavano eroismo, dignità ariana, muscoli, fatica. In contemporanea si organizzò in un palazzo non molto lontano, “La mostra dell’arte degenerata”, in cui si metteva alla berlina, in modo grottesco, l’arte di avanguardia e 650 capolavori di artisti come Kokoschka, Dix, Klee, Beckmann, Ernst, Kandinsky, che erano stati confiscati dai nazisti.
L’esposizione “Entartete Kunst” venne trasformata in una mostra itinerante che attraversò Germania e Austria con lo scopo di “offrire una visione generale dell’orrendo ultimo capitolo del degrado culturale” . Il termine “entartete” divenne così il fil rouge proprio della devianza patologica di tutta quell’arte che oggi rappresenta parte dello splendido patrimonio culturale dell’umanità.

Mario Avagliano

(2 febbraio 2016)