Roma – Ospedale israelitico, dalla chiusura al recupero dell’operatività
Più volte in questi ultimi mesi al centro delle cronache, l’Ospedale Israelitico di Roma attraversa una fase delicatissima di mutazione. La redazione ha invitato il giornalista Fabio Perugia, nominato dal commissario Alfonso Celotto portavoce della struttura sanitaria, a ricostruire un quadro della situazione.
Ecco qui di seguito il suo resoconto.
L’Ospedale Israelitico è l’unica struttura sanitaria ente di culto ebraico di tutta Europa. È un patrimonio della collettività ebraica e un esempio fondamentale del diritto costituzionale a esprimere la propria libertà religiosa. Non è un caso se l’Israelitico è espressamente citato nell’Intesa tra la Repubblica italiana e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Ma l’Ospedale è anche un punto di riferimento della Sanità del Lazio. Da anni, oltre a offrire servizi in regime privatistico, lavora in sostituzione della sanità pubblica. Il suo successo è dettato dall’alta qualità dei servizi. Il nosocomio gode dell’apprezzamento dei pazienti e ciò si deve in particolare al personale medico e sanitario che da sempre cura con attenzione e cortesia chiunque si rechi in una delle quattro sedi romane (Isola Tiberina, Via Fulda, Via Veronese 53 e via Veronese 59).
L’Ospedale Israelitico, tre mesi fa, è colpito dai provvedimenti della Procura di Roma a seguito di presunti illeciti. Purtroppo i fatti di cronaca giudiziaria sono noti a tutti. Come è noto che la Regione, nelle ore successive agli arresti dell’allora direttore generale Antonio Mastrapasqua e di altre 13 persone, sospende l’autorizzazione sanitaria delle quattro sedi dell’Ospedale e di conseguenza interrompe l’accreditamento per i servizi in convenzione con la sanità pubblica del Lazio. Da quel momento l’Ospedale è di fatto chiuso: non può prendere nuove prenotazioni ma lavorare solo i pazienti già prenotati prima della sospensione.
Nelle ore successive, la Comunità Ebraica di Roma, che esercita il controllo dell’ente ospedaliero, nomina un Commissario Straordinario. Obiettivo: guidare e salvare la “nave” nel mezzo della più grande tempesta che l’Israelitico avesse mai conosciuto. Il 9 novembre scorso la scelta ricade su Alfonso Celotto, professore di Diritto costituzionale all’Università Roma Tre, capo di gabinetto e capo ufficio legislativo di più ministeri ed esperto di burocrazia. Celotto sospende il management coinvolto nelle indagini della Procura e mette in piedi in pochi giorni una squadra di tecnici per affrontare la crisi. La strada è complicata e tortuosa. In ballo non c’è solo un ospedale che è patrimonio di tutti i cittadini, non solo ebrei, ma anche 800 posti di lavoro che vanno salvaguardati. Alle difficoltà e alle diffidenze si aggiunge subito un nuovo nodo burocratico: per riaprire c’è bisogno di un secondo amministratore, scelto dal Prefetto di concerto con il Ministro della Salute, che sottoscriva gli accordi contrattuali con la Regione. In attesa della nomina del secondo commissario, Celotto chiede alla Regione la revoca della sospensione dell’autorizzazione sanitaria. In via Cristoforo Colombo la pratica rimbalza da un ufficio all’altro, tra capo di gabinetto, sub commissario, Asl Rm D e chiunque abbia una competenza in ambito Sanità. Le risposte tardano. Viene preparato anche un ricorso al Tar. Ma l’udienza è rinviata. Nel frattempo il Prefetto sceglie l’amministratore prefettizio. È Massimo Russo, che però essendo un magistrato ha bisogno dell’autorizzazione del Csm che passa per quattro pareri: consiglio giudiziario territoriale, ministro della Giustizia, III commissione del Csm e plenum del Csm. E intanto che la burocrazia si aggroviglia il tempo passa, i dipendenti vedono sempre più a rischio il posto di lavoro, l’Ospedale perde clienti e le casse si asciugano. Celotto ha tutto pronto per riaprire l’Israelitico ma manca la firma della Regione sull’autorizzazione sanitaria.
Finalmente uno spiraglio di luce. Il Commissario Straordinario trova il cavillo che può riaccendere la macchina: in attesa della nomina dell’amministratore prefettizio, almeno sia concessa l’autorizzazione sanitaria solo per la sanità privata. Stavolta la Regione non può dire di no e alla vigilia del 25 dicembre invia un fax all’Ospedale per la riapertura. Ma il documento parla di riapertura delle quattro sedi condizionata alla presentazione di documenti che secondo il Lazio mancano all’appello. Inoltre, ogni sede deve avere una sua autonoma autorizzazione. L’ufficio commissariale lavora contro il tempo per fornire tutte le carte alla Regione. In poche ore riesce a sbrogliare la pratica dell’Isola Tiberina: finalmente l’Ospedale Israelitico riapre al pubblico, può prendere nuove prenotazioni. Ma questo è solo il primo tassello del percorso. Il periodo di festività a cavallo tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio non aiuta, a causa degli uffici pubblici chiusi.I tecnici di Celotto però non si fermano e il 12 gennaio consegnano in Regione tutte le carte per le riaperture delle sedi di via Fulda e via Veronese. Ma nonostante le carte siano in ordine, le autorizzazioni non arrivano. Il Commissario Straordinario sceglie allora di alzare il tiro e fa ricorso al Tar del Lazio. Il Tribunale Amministrativo Regionale dà ragione all’Ospedale e sottolinea l’inerzia della Regione nel rilascio delle autorizzazioni. Il giudice è costretto a sostituirsi alla politica e riapre d’ufficio le sedi. Tanto che a questo punto gli uffici regionali rincorrono il Tar e inviano poche ore dopo le autorizzazioni sanitarie definitive. L’ospedale può ripartire.
Oggi i servizi dell’Ospedale in regime privato, anche a tariffe agevolate, sono attivi nei poliambulatori di Isola Tiberina, via Fulda e via Veronese 59.
Sbrogliato un groviglio burocratico, si passa al prossimo rebus. Sì perché aver riacceso la sanità privata della struttura ospedaliera non basta. Serve ottenere l’accreditamento per i servizi in convenzione. Serve l’insediamento dell’amministratore prefettizio. Ma proprio nel giorno in cui il Csm deve esprimersi sulla nomina, Massimo Russo rinuncia all’incarico. E senza la figura prefettizia non si può riattivare la convenzione con la sanità pubblica. Celotto si attiva con il ministro della Salute e con il Prefetto di Roma chiedendo tempi brevi per una nuova nomina. Gli incontri e le telefonate sono continue. È una vera corsa contro il tempo. Passa un giorno ed è il 28 gennaio quando arriva il decreto che assegna al neuropsichiatra Narciso Mostarda il ruolo di amministratore prefettizio. Si può insediare. Ma prima di farlo dovrà attendere il via libera della Regione.
Fabio Perugia, Ospedale Israelitico di Roma
(4 febbraio 2016)