Firenze, i 70 anni del rav Levi
Un convegno internazionale in suo onore

ravleviUniversalismo e particolarismo nel mondo ebraico. I fermenti culturali, la kabbalah, la scienza. Temi di grande fascino, un confronto vivace e dinamico.
Compie 70 anni rav Joseph Levi, rabbino capo di Firenze. In suo onore un convegno di altissimo livello che, domenica prossima, richiamerà in città rabbini, studiosi e accademici per una densa giornata di studio ospitata a Palazzo Sacrati Strozzi.
Organizzato dalla moglie Shulamit, il convegno si aprirà con i saluti del sindaco Dario Nardella, della presidente della Comunità ebraica Sara Cividalli, di alcuni leader religiosi cittadini.
A seguire tre diverse sessioni di confronto, che guideranno il pubblico nei meandri di una materia complessa, plurale e sfaccettata. La prima, moderata da Wlodek Goldkorn, vedrà tra i relatori gli studiosi Joseph Weiler, Moshe Halbertal e Yair Furstenberg. Tra i temi trattati “Universale e particolare in un mondo multiculturale”, “Usi e abusi del concetto ‘universale'”, “Le origini dell’universalismo rabbino nel corso dei secoli”. La seconda sessione, che si aprirà dopo pranzo, vedrà invece protagonisti i rabbini Riccardo Di Segni e Alberto Somekh, oltre ad Asher Salah e David Rosenthal. Nell’occasione si parlerà di mobilità dei rabbini nel corso dei secoli, di conservazione delle fonti talmudiche, di leadership comunitaria e consuetudini religiose.
La terza sessione, moderata da Alessandro Treves, si focalizzerà invece su Kabbalah e Scienza. Un contributo sarà offerto da Matt Goldish, Fabrizio Lelli e Brian Ogren.
Numerose le testimonianze di affetto inviate al rav Levi in queste ore. “Sono tanti i momenti lieti vissuti accanto al rav. Penso alle lezioni e agli incontri nel suo ufficio, agli insegnamenti ma soprattutto alla sua voce. Al suo canto chiarissimo e agile quando è in tevà, o a tavola dopo una cena di Shabbat mentre canta insieme a tutta la sua famiglia. E più di tutto, la sua voce nelle fioriture delle sheva berachot di rito fiorentino, quando sposò Laura e me” racconta Enrico Fink, artista e attuale assessore alla Cultura della Comunità ebraica.
“Ci sono tre aspetti che mi preme rilevare” dice l’europarlamentare Niccolò Rinaldi, valdese. Il primo è l’apertura mentale e il rispetto che rav Levi ha dimostrato nei confronti di altre identità e culture, “senza mai voler imporre la propria visione”. Il secondo la “visione ampia” sul ruolo della Comunità ebraica e dei suoi rappresentanti, chiamati ad essere protagonisti anche di “problemi secolari” di interesse collettivo. Il terzo, la capacità di guardare in modo autocritico al proprio mondo. A patto però, viene spiegato, che gli altri “facciano lo stesso”. “Considero il rav un vero e proprio maestro. Un punto di riferimento con cui è impossibile intrattenere conversazioni sterili”, sottolinea Rinaldi.
“Il mio auspicio – dice il rav – è che questo convegno possa contribuire a far sì che l’ebraismo italiano ritrovi l’orgoglio e la consapevolezza del proprio valore, della propria importanza, della propria storia nella sua integrità. E inoltre delle complesse modalità con cui la voce divina si rivela e si fa sentire”.

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a.s twitter @asmulevichmoked

(5 febbraio 2016)