…famiglia
C’è qualcosa di profondamente sbagliato nell’emergenza della battaglia politico culturale che occupa i giornali e le piazze in questi giorni. Si dà vita a uno scontro dai forti accenti morali sulle unioni civili e sull’adozione dei figliastri (in italiano è così, e non si vede perché dirla con l’inglese stepchild adoption), ma si fa finta di non sapere che si tratta di un provvedimento di legge che va a regolamentare uno stato di fatto che già esiste da molti anni, un’azione necessaria per allineare finalmente la legislazione italiana a un principio di eguaglianza riconosciuto a livello mondiale, normato già da un quindicennio in numerosissimi paesi senza creare né drammi né scompensi in relazione al livello di moralità in quelle società (Paesi Bassi, Belgio, Canada, Spagna, Sudafrica, Norvegia, Svezia, Islanda, Portogallo, Argentina, Danimarca, Francia, Brasile, Nuova Zelanda, Uruguay, Gran Bretagna, Lussemburgo, Finlandia, Slovenia e Stati Uniti; solo unioni civili in Austria, Cipro, Croazia, Estonia, Germania, Malta, Repubblica Ceca, Ungheria, Australia, Groenlandia, Ecuador e Colombia). In Israele l’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali è in vigore dal 2008. È un’emergenza quindi? Direi di no, l’impressione è che ci si scateni su questo tema per coprire dinamiche politiche diverse, fondandosi su una idea conservatrice, tradizionalista e poco rispondente alle dinamiche contemporanee del concetto di famiglia.
Gadi Luzzatto Voghera, storico
(5 febbraio 2016)