Qui Firenze – Resistere per l’arte

Schermata 2016-02-05 alle 10.22.51Nell’ambito delle celebrazioni del Giorno della Memoria il Polo Museale Fiorentino ha organizzato una mattinata di studio dedicata alla figura di Cesare Fasola e al suo impegno per salvare le opere d’arte delle gallerie fiorentine ma anche quanto era stato depredato dalle case ebraiche e dalla Comunità stessa.
L’incontro, che ha visto la presenza anche di molti giovani, si è svolto nell’antica chiesa di San Pier Scheraggio, che fa parte del complesso degli Uffizi, splendidamente ristrutturata secondo il progetto dell’architetto Nello Bemporad (z.l.) e dominata dalla grandiosa e inusuale annunciazione del Botticelli, recentemente esposta nel Museo Israel a Gerusalemme.
Il convegno è stato aperto, con parole molto appropriate, da Eike Schmidt, il nuovo direttore della Galleria, cui ha fatto seguito il discorso introduttivo di Claudio Di Benedetto, bibliotecario degli Uffizzi e successore del Fasola, che ha ben conosciuto e molto apprezzato per la sua appassionata dedizione e il coraggioso lavoro fatto per salvare il patrimonio artistico della città e dei privati colpiti dalle persecutorie leggi razziali.
Quindi, dopo un breve saluto di Sara Cividalli, presidente della Comunità, Elena Pianea ha portato quello della Regione Toscana e ha spiegato come questa iniziativa sia nata nel solco delle ricerche effettuate da Alessia Cecconi, autrice del libro Resistere per l’arte, dedicato a Cesare Fasola; Giovanni Poggi, allora soprintendente alle Gallerie fiorentine, definì il suo dipendente “il più impegnato, disinteressato e intrepido funzionario che abbia mai incontrato”. Titolo che la giovane studiosa ha dato al suo brillante intervento, corredato da fotografie, che ha destato grande interesse.
Cesare Fasola (1886- 1963), piemontese, docente di lettere nei licei e appassionato d’arte, negli anni ’30 fu comandato come archivista della biblioteca degli Uffizi, posto che ha tenuto fino al pensionamento nel 1957. Il suo periodo eroico fu però quello degli anni della guerra e in particolare del passaggio del fronte. Cessata la vocazione che lo aveva portato in seminario, a Firenze si era sposato con Giusta Nicco con la quale condivideva gli interessi artistici e le idee politiche: insieme fecero parte del Comitato di Liberazione Nazionale. Anche in questa veste il Fasola coadiuvò moltissimo alla salvaguardia delle opere d’arte che faticosamente con la collaborazione del personale furono portate in varie ville nei dintorni di Firenze per sfuggire ai pericoli di eventuali bombardamenti ma soprattutto dalle razzie prevedibili per la massiccia presenza militare tedesca dopo il fatidico 8 settembre. Questa mossa si rivelò però sbagliata perché non fu difficile per l’invasore individuare questi posti e quindi molti capolavori furono riportati in città cercando altri luoghi più sicuri; il Fasola fu instancabile in quest’opera di salvataggio e si interessò anche a quanto la Sovrintendenza alle Belle Arti riuscì a fare per le opere razziate agli ebrei nei pochi casi che fu avvisata, come sarebbe stato obbligo, di quanto stavano prelevando. Gli oggetti presi in consegna furono diligentemente catalogati nella speranza di poterli restituire e depositati nella Galleria dell’Accademia fra gli “ovuli” in mattoni che proteggevano i Prigioni di Michelangelo e altre statue ma i nazisti e i fascisti della banda del famigerato Carità arrivarono anche lì….In ogni modo alcuni pezzi furono salvati e restituiti! Al passaggio del fronte Fasola si trovava nel castello di Montefugoni, presso Montespertoli, località che aveva raggiunto a piedi, per cercare di proteggere i molti capolavori che vi erano stai depositati, come la Primavera del Botticelli.
Il Fasola riuscì a proteggere i suoi amati quadri prima dai soldati tedeschi e poi da quelli dell’VIII armata e la presenza di queste pitture famose richiamò subito la BBC, che rese pubblica la cosa. Perfino il generale Alexander giunse ad ammirarle.
Lì fu pure raggiunto da Giorgio Castelfranco, fino al 1938 direttore della galleria di palazzo Pitti, che si era salvato raggiungendo il sud d’Italia e collaborerà con l’amico Siviero per rintracciare i quadri rubati. Il tema “Razzie di beni ebraici a Firenze tra persecutori e strategie di salvataggio” è stato ampiamente svolto dalla storica Marta Baiardi, di cui è ben nota la competenza in questo campo, mentre Dora Liscia Bemporad, docente universitaria e curatrice del Museo ebraico, si è soffermata su un argomento specifico – “Un tesoro recuperato. Gli arredi del Tempio Maggiore di Firenze” – ancora tema di studi e ricerche.
L’intervento di Rossella Santolamazza “Le carte di Cesare Fasola conservate in Umbria” ha concluso il convegno, seguito da tutti con molto interesse.

Lionello Viterbo

(Nell’immagine Giusta e Cesare Fasola ritratti da Carlo Levi)

(5 febbraio 2016)