appropriazione…
Rashì sottolinea che la Terumà di cui si parla in questa Parashà non è il prelevamento dai prodotti dei campi da destinare al Kohèn, bensì che ognuno “destini per Me dal proprio denaro un’offerta”. Da queste parole di Rashì, i Maestri mettono in risalto l’espressione “dal proprio denaro”: non è ammissibile, ad esempio, che ci sia chi pensi di poter appropriarsi di qualcosa che non gli spetta e di ripulirsi la coscienza utilizzandolo per fare beneficenza, perché non sarebbe gradita da Ha-Qadòsh Barùkh Hu. Infatti, anche Isaia scrive “shimrù mishpàt wa-‘asù tzedaqà”, “mantenete il diritto e (solo dopo) fate beneficenza”.
Elia Richetti, rabbino
(11 febbraio 2016)