Israele-Unione Europea, prove di disgelo

.Diplomazie d’Israele e Unione Europea a confronto per superare la crisi nei rapporti dovuta alla decisione di Bruxelles di etichettare i prodotti provenienti dagli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Negli scorsi giorni, riportano i quotidiani israeliani, sono stati avviati dei colloqui segreti tra i due corpi diplomatici e sul tavolo vi è proprio il provvedimento dell’Ue sulle etichette. Una decisione, presa lo scorso novembre dall’Europa, che ha fatto infuriare Gerusalemme, tanto da sospendere per alcune settimane il dialogo diplomatico con Bruxelles. “Si tratta di un’azione discriminatoria e mirata al boicottaggio”, aveva dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri Emmanuel Nachshon. “In essa vediamo un intento politico di cambiare la realtà sul campo, e avremmo sperato che l’Unione Europea investisse le sue energie e i suoi sforzi nel riportare i palestinesi al tavolo dei negoziati piuttosto che nell’etichettare i prodotti israeliani”. Da qui la decisione del governo di Benjamin Netanyahu (nell’immagine assieme al rappresentante della politica estera europea Federica Mogherini nell’incontro tenutosi a Davos, lo scorso 21 gennaio) di escludere la diplomazia di Bruxelles dai negoziati con i palestinesi. E i recenti incontri sono diretti proprio a reintegrare l’Unione Europea al tavolo delle trattative. In cambio Israele chiede maggiore equidistanza. . Di questo avrebbero parlato Helga Schmid, consulente dell’Alto commissario Ue Mogherini, e Dore Gold, direttore generale del ministero degli Esteri israeliano, nel corso di un incontro tenutosi in Israele e di cui ha dato notizia il quotidiano Haaretz.
L’Unione Europea sembra non voler tornare indietro rispetto alla decisione delle etichette secondo cui quella “made in Israel” – sul fronte del mercato Ue – potrà essere mantenuta soltanto per i prodotti provenienti dall’interno dei confini precedenti la guerra del 1967, mentre per gli altri prodotti si prefigurerà un’etichetta “made in West Bank” e “made in Golan Heights” con la specificazione se provengono da fabbriche israeliane o palestinesi. “La decisione del Consiglio Ue è un provvedimento unilaterale che di fatto adotta la narrativa palestinese – ha dichiarato ad Haaretz un funzionario israeliano, riportando il tema dei recenti colloqui con i diplomatici europei – Così non c’è modo di condurre un dialogo rispettoso”.
Sul tavolo Bruxelles avrebbe messo delle possibili compensazioni per Israele, riportano i quotidiani israeliani, seppur non sia chiaro in cosa consistano.


d.r.

(11 febbraio 2016)