JCiak – Giustizia e vendetta
Mentre Il Figlio di Saul prosegue la sua trionfale marcia verso gli Oscar e continua a far discutere, il tema della Memoria torna al cinema con un film di impronta completamente diversa. Da pochi giorni nelle sale italiane, Remember, il nuovo film del regista di origini armene Atom Egoyan, esplora gli intrecci fra passato e presente con un taglio alla Hitchcock. Il film racconta il difficile viaggio di Zev alla ricerca della guardia nazista che settant’anni prima ad Auschwitz ha massacrato la sua famiglia e adesso vive negli Stati Uniti sotto falsa identità. Un viaggio doloroso, complicato dalla sua memoria devastata dalla vecchiaia e dalla sua fragilità fisica.
Diciamo subito che il cast eccezionale. A interpretare Zev è un bravissimo Christopher Plummer. E a questo proposito non si può non pensare a una sorta di contrappasso rispetto a Tutti insieme appassionatamente (1965) in cui interpretava il prestante Comandante Georg Ritter von Trapp di cui s’innamorerà Maria-Julie Andrews. Altrettanto notevoli sono Martin Landaum e Bruno Ganz.
Meno convincente la storia. Zev attraversa l’America malgrado la demenza incipiente e gli acciacchi che accompagnano l’età, guidato dalle telefonate dell’amico Max (Landau) che avendo in passato lavorato con Simon Wiesenthal è riuscito a rintracciare il criminale nazista ma non ha potuto mettersi in viaggio lui stesso perché troppo malato.
Prima del finale a sorpresa, Plummer-Zev incontra brutti ceffi dal grilletto facile, collezionisti di memorabilia con la svastica, sindaci xenofobi: gli scenari dell’America profonda che già tanti altri film ci hanno mostrato. Atom Egoyan dipana su questo sfondo una serie di interrogativi angosciosi. Cos’ha a che fare la giustizia con la vendetta? Cosa rimane della memoria quando l’età sfarina i ricordi personali? E soprattutto, che senso ha, settant’anni dopo, punire con la morte i criminali nazisti?
Non sono interrogativi nuovi, al cinema. Tornano in mente il viaggio americano di Sean Penn alla ricerca di un altro nazista in This Must Be the Place (2011) di Paolo Sorrentino o Camminando sull’acqua (2004) di Eytan Fox in cui la caccia è invece affidata a un agente del Mossad. Ma, sostiene Egoyan, settant’anni dopo questa è “l’ultima storia che si può raccontare, oggi, su uno degli eventi più atroci del secolo scorso”.
La sua è una scelta opposta a quella di Laszlo Nemes che ne Il Figlio di Saul ci scaraventa fra gli orrori di Auschwitz in un close-up estremo. Remember si sviluppa in una direzione completamente diversa, più classica nel racconto e meno radicale dal punto di vista estetico, anch’essa però destinata a far riflettere. Atom Egoyan non sarà d’accordo, ma sul fronte della Memoria, “l’ultima storia” è ancora tutta da raccontare.
Daniela Gross
(11 febbraio 2016)