Qui Roma – La Gerusalemme di Agnon
“Shmuel Yosef Agnon è un pilastro della letteratura ebraica, e le sue opere sono ormai talmente dei classici da essere considerati più libri da scaffale che da lettura”. A partire da questa considerazione, condivisa con il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni che l’ha presentato, il professore dell’Università Ebraica di Gerusalemme Cyril Aslanov ha dato avvio alla sua lezione intitolata “Agnon a Gerusalemme, a Gerusalemme di Agnon”, svoltasi a Roma presso il Centro Bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, nell’ambito del Diploma universitario triennale in Studi Ebraici. Al centro dell’incontro il rapporto tra la città e lo scrittore. “Con la sua capacità di creare mondi fittizi – ha spiegato Aslanov – Agnon ha lasciato nella sua opera una testimonianza di quella che era Gerusalemme all’inizio del Novecento”, una traccia di quello che fu per lui e per i primi sionisti che vi arrivarono quando ancora non c’era quasi nulla.
Di certo non si trattava di un paradiso, ha subito specificato Aslanov. “Gerusalemme non era bella a quei tempi, era una città povera e sporca e nei nuovi quartieri sorgevano massicci edifici dalle forme geometriche e spoglie, per ricordare anche attraverso l’architettura che la causa sionista non aveva bisogno di lussi”, ha raccontato. Così era anche la casa di Agnon, situata nel nascente quartiere di Talpiot e trasformata oggi in un museo. Un edificio che aveva quasi l’aspetto di un bunker e nel quale Agnon non fu mai contento di vivere, anche se poi ci rimase per 38 anni. Gerusalemme era un luogo molto diverso da Giaffa, dove l’autore aveva vissuto in un periodo precedente, una città di mare e di giardini accanto a cui, grazie all’impulso suo e degli altri sionisti, stava pian piano sorgendo Tel Aviv.
Ma il fascino di Gerusalemme è comunque presente all’interno delle sue stesse contraddizioni. Lo rappresenta ad esempio la figura della centoquattrenne Tehilla, protagonista di uno dei suoi racconti. “Il personaggio immaginario Tehilla rappresenta l’allegoria di Gerusalemme – ha fatto notare Aslanov – che ha vissuto molte esperienze anche dolorose e da fuori sembra vecchia e brutta, ma sotto la scorza non molto attraente nasconde uno spirito giovane e un’intensa voglia di vivere”. E fu in quella Gerusalemme che Agnon visse la gran parte della sua vita. Arrivato nel 1924, passava le sue giornate a metà fra il suo studio, dove si ritirava per scrivere, e i caffè del centro dove cercava compagnia, che davano alla città un’atmosfera oggi in parte perduta. Una città che Agnon sentiva quasi un po’ sua. Lo testimonia un aneddoto raccontato da Aslanov, che ha ricordato come ad Agnon piacesse rimanere nel completo silenzio mentre si ritirava a casa sua per scrivere. Quando però iniziarono a circolare le prime automobili, anche se erano poche allo scrittore davano fastidio e così chiese addirittura alla municipalità di rendere la sua via a senso unico per limitare il traffico. Ma per essere sicuro di restarsene ancora più in pace, affisse anche personalmente un cartello: “Si prega di non disturbare, scrittore in azione”.
Francesca Matalon twitter @fmatalomoked
(11 febbraio 2016)