Hollande, la nuova ministra
parla la lingua del dialogo
Fino a qualche giorno fa non aveva un profilo Twitter e nessuna voce su Wikipedia.
È entrata a sorpresa nella scena politica francese, Audrey Azoulay, nominata dal presidente Francois Hollande nuovo ministro della Cultura e della Comunicazione.
Classe 1972, il ministro appena insediatosi è figlia di André Azoulay, economista e uomo politico di primo piano del Marocco, oltre che noto esponente della locale comunità ebraica, già consigliere dei sovrani Hassan II e Mouhammed VI.
Attualmente attivo nella Fondazione Anna Lindh, impegnata per favorire il dialogo tra le culture del Mediterraneo, suo padre ha avuto un ruolo chiave nell’integrazione fra ebrei e musulmani e si è impegnato in prima linea per la risoluzione del conflitto israelo-palestinese. Con la moglie scrittrice Katia Brami – la madre di Audrey – ha inoltre investito nella valorizzazione della sua città d’origine, Essaouira (chiamata Mogador fino alla fine del protettorato francese), ponendo l’accento sull’eredità araba ed ebraica.
Esaltata per la sua energia e la sua finissima conoscenza in materia di cinema, Audrey Azoulay ha costruito una rapida e fulgida carriera durante la presidenza di Hollande. Sconosciuta ai più, nel febbraio dello scorso anno si era conquistata la copertina su Le Nouvel Observateur, che profeticamente aveva titolato “La jeune garde du President”, scegliendola come simbolo dei giovani politici alla ribalta da tenere d’occhio.
Con una doppia cittadinanza – francese e marocchina – in tasca, Azoulay è molto legata alle proprie origini e ha studiato all’università Paris Dauphine, specializzandosi poi all’università di Lancaster. In seguito è passata anche per le aule della prestigiosa Sciences Po, l’Istituto di studi politici di Parigi e ha completato la sua formazione all’École nationale d’administration, dove – ha dichiarato – “ho scoperto con forza tutto l’antisemitismo della vecchia Francia”.
Dopo un impiego in banca (“lo odiavo”, ha confidato) e una lunga carriera al Centre national du cinéma del quale è stata direttore dell’area giuridica e finanziaria, nel 2014 è diventata consigliere in Cultura e Comunicazione del presidente.
La sua fresca nomina, che ha sorpreso i media francesi (Azoulay è il terzo ministro della Cultura della presidenza attuale dopo Aurélie Filippetti e Fleur Pellerin), è stata accolta con entusiasmo dal mondo del cinema francese; l’ex presidente del Festival di Cannes Gilles Jacob ha scritto su Twitter: “Audrey Azoulay al ministero della Cultura: che felicità per chi ama l’arte e la letteratura”, mentre il regista Jean Paul Salomé ha specificato: “Audrey Azoulay conosce perfettamente il mondo del cinema e degli audiovisivi”.
Non mancano però le malelingue che additano con sospetto l’amicizia con l’attrice Julie Gayet, attuale compagna di Hollande, ipotizzando una sua spinta per farle ottenere l’incarico.
La nomina di Azoulay ha infine infastidito anche la classe dirigente algerina: al centro della polemica Said Bouteflika, fratello del presidente dell’Algeria Abdelaziz, che ha sottolineato come il nuovo ministro sia il terzo marocchino ad avere incarichi di primo rilievo nel governo francese (dopo il ministro dell’Educazione Najat Vallaud-Belkacem e il ministro del Lavoro Myriam El Khomri), a discapito dei rapporti con l’Algeria.
Intanto Azoulay, in barba ai detrattori, ha già preso possesso della nuova poltrona, presenziando ai Victoire de la musique 2016, omologhi francesi dei Grammy Awards, e comunicandolo prontamente attraverso il suo primo profilo Twitter nuovo di zecca.
Rachel Silvera twitter @rsilveramoked
(15 febbraio 2016)