Ticketless – Intimità marrane

cavaglionNon è la prima volta, e temo non sarà l’ultima, che mi capita di segnalare un articolo uscito sul sito www.storiamestre.it, uno dei luoghi di dibattito più vivaci e intensi che si possano incontrare navigando in rete. Oggi vorrei rinviare alla traduzione di un saggio di Giovanni Levi sul tema delle “intimità marrane”, che i giovani redattori di “storiamestre” hanno tradotto dal francese (uscito in origine sotto il titolo Intimité marrane, sulla rivista di psicoanalisi Penser/Rêver (n. 25, 2014, pp. 103-113). “L’intimità è una emozione ambigua”, si legge, “che possiamo osservare dall’esterno ma che non possiamo verbalizzare. Ed è ambigua anche nel momento in cui si vive direttamente”. Partendo dalla biografia di Zorzi (Giorgio) Cardoso, unico figlio maschio di Giacomo Cardoso, Giovanni Levi svolge una serie di osservazioni molto acute sul rapporto conflittuale delle identità ebraiche nascoste, confinate nella segreta sfera del Regno delle Madri, come diceva Giacomo Debenedetti. Il padre di Cardoso era stato il terzo console portoghese a Venezia dopo Lodovico Lopes di Coimbra, morto a Venezia nel 1620, seguito nella carica dal genero Giorgio Cardoso proveniente da Fez, dove professava apertamente l’ebraismo, morto di peste a Venezia nel 1630 dove – secondo una denuncia all’inquisizione – frequentava la chiesa, ma “stava alla messa ridendo e facendo poco conto” e aveva dato a suo figlio Giacomo un pedagogo ebreo “un giudeo con la baretta chiamato Santes che lo portava con la mano in braccio”. Il saggio si snoda lungo il crinale dell’autobiografia ebraica nella seconda metà del Novecento e offre spunti di grande interesse sul tema delle identità plurali dell’ebraismo contemporaneo.

Alberto Cavaglion

(17 febbraio 2016)