9 Adar, un giorno contro il dissenso distruttivo
Dove passa il confine tra il confronto costruttivo e lo scontro annientatore? Tra il disaccordo, anche netto, che produce in entrambe le parti una crescita, l’opportunità di imparare qualcosa di nuovo e invece la polemica distruttrice? Il 9 del mese ebraico di Adar, che nel 2016 cade giovedì 18 febbraio, è il giorno giusto per riflettere su queste domande. Secondo la tradizione infatti, duemila anni fa, fu quello il momento in cui gli esponenti di Bet Hillel e Bet Shammai, le due grandi scuole di pensiero ebraico, cessarono di confrontarsi in “machloket l’shem shamayim”, disaccordo in nome del Cielo, e la violenza entrò così nel Bet Midrash, nella casa di studio, con un conflitto che causò migliaia di vittime (Talmud Yerushalmì, Shabbat 1-4). In un mondo dove sempre più spesso pare essersi persa la percezione della frontiera tra dissenso e insulto, complice l’avvento dei social media che a fronte delle loro enormi potenzialità, troppo spesso si dimostrano strumenti di offesa a portata di click, il 9 Adar pare essere una data su cui vale la pena riflettere. In diversi codici medioevali (compreso lo Shulchan Aruch), la giornata viene indicata tra i digiuni: “Ci sono stati momenti in cui la tragedia colpì i nostri antenati e vale la pena di digiunare (…) Il 9 Adar, perché Bet Hillel e Bet Shammai si scontrarono” scrisse rav Yosef Caro (1488-1575). Da alcuni anni dunque, il Pardes Institute of Jewish Studies di Gerusalemme propone di fare di questo momento il “Jewish Day of Constructive Conflict” (Giornata ebraica per il conflitto costruttivo), cui prendono parte decine di istituzioni, comunità e scuole nel mondo, soprattutto in Israele e Nord America.
“Quando guardiamo al dibattito pubblico, che sia alla Knesset, al Congresso, online o sui giornali, si avverte una crescente sensazione che esso sia bloccato in meccanismi sbagliati. Quello che rende questo progetto così interessante è il tentativo di dare vita a una contro-cultura di persone che si impegnano a cercare il confronto in modo più sano” sottolinea rav Daniel Roth, direttore del Pardes Center for Judaism and Conflict Resolution, e docente all’Università di Bar Ilan.
Ma cosa definisce un machloket l’shem shamayim? “Quando una controversia è nel nome del Cielo, il suo scopo desiderato è quello di arrivare alla verità, e questo obiettivo continuerà a esistere, come è stato detto, la verità sarà rivelata attraverso il disaccordo, come accadeva con il confronto tra Hillel e Shammai – e la legge seguiva la scuola di Hillel. E un disaccordo che non è nel nome del Cielo, il suo scopo è il potere e l’amore per la vittoria, e questo obiettivo non continuerà a esistere” spiegò il rabbino italiano Ovadiah Bertinoro (1440-1530) nel suo commento alla Mishnah di Avot. A ricordare come il dibattito talmudico, lo studio con un compagno, in cui ciascuno cerca, attraverso la critica al pensiero dell’interlocutore, di affinare la comprensione del tema affrontato, hanno consentito lo sopravvivenza e lo sviluppo della cultura e della tradizione ebraica. Non così l’insulto e la brama di potere, da duemila anni fa, fino a oggi.
(Nell’immagine, un fotogramma di un’animazione della produzione G-d Cast dedicato al 9 Adar)
Rossella Tercatin