Da Israele, la proposta di Livni: “Una donna a capo dell’Onu”
“La nomina, il prossimo anno, di una donna al ruolo di Segretario generale aprirà simbolicamente un milione di finestre per donne e ragazze in tutto il mondo”. È la battaglia dell’ex ministro di Giustizia israeliano Tzipi Livni che ha inviato, in vista delle elezioni del prossimo anno all’Onu, una lettera-appello a 30 leader donne del mondo perché promuovano la nomina di una guida al femminile per l’ente internazionale. Intervista da Mara Carfagna sul Tempo, Livni tocca diversi argomenti, dal contrasto dell’antisemitismo in Europa – “è un problema che non riguarda soltanto gli ebrei. Mi aspetto che tutti i livelli di leadership combattano tale fenomeno” -, al terrorismo fino al significato della visita di Bergoglio al Tempio Maggiore di Roma – “l’invito del papa alla comprensione e alla tolleranza è il messaggio più importante che il mondo ha bisogno di sentire nel nostro tempo”-.
Siria, la nuova carneficina dell’Isis. Oltre 130 i morti causati dai quattro attentati che ieri hanno colpito Damasco e Homs. A rivendicare i sanguinosi attacchi, le milizie di Daesh. E intanto continuano le mediazioni sull’altro fronte tra i ribelli e il dittatore Bashar Al Assad. Il Segretario di Stato Usa John Kerry si dice fiducioso sulla possibilità di una tregua (Corriere della Sera) mentre Assad in persona (di cui compare su Repubblica la traduzione dell’intervista rilasciata a El Pais) dice di essere pronto a trattare. “Bisogna innanzitutto smettere di sparare, ma anche impedire che i terroristi ne approfittino per rafforzare le loro posizioni. – afferma Assad che nell’itntervista apre a una sua possibile futura uscita di scena – Bisogna poi impedire ad altri paesi, in particolare alla Turchia, di inviare uomini, armi e ogni sostegno logistica ai terroristi”.
Samuel Willenberg (1923-2016). È morto a 93 anni a Tel Aviv Samuel Willenberg, l’ultimo sopravvissuto al campo di sterminio nazista di Treblinka. A ricordarlo, diversi quotidiani italiani tra cui la Gazzetta del Mezzogiorno che riporta le parole della figlia, “era una persona ottimista, vedeva l’aspetto positivo in tutto. Ma Treblinka non lo abbandonava mai”.
Usa-Italia, la crisi di Sigonella e la “vittoria di Craxi”. La Stampa torna sull’attacco terroristico dell’Achille Lauro – la nave sequestrata nel 1985 da un commando palestinese che uccise un passeggero ebreo americano in sedia a rotelle – riportando la valutazione dell’allora ambasciatore John Holmes sulla gestione del caso da parte del Premier italiano Bettino Craxi. Per gli americani, spiega La Stampa, Craxi fu il vincitore di Sigonella – gli Usa chiesero la consegna dei terroristi dell’Achille Lauro e del mediatore Abbas, ma a Sigonella i carabinieri impedirono ai marines di intervenire -, almeno sul piano della politica interna, perché si presentò come il difensore della sovranità e dell’orgoglio nazionale. Il quotidiano torinese racconta inoltre il piano delle autorità italiane, poi all’ultimo saltato, per salvare gli ostaggi dell’Achille Lauro.
I triti stereotipi di Dario Fo. “L’equazione non fa una piega. Per via del vitello d’oro Mosè ordinò l’esecuzione di donne e bambini e per ovvia conseguenza gli ebrei usano ‘la loro brutalità contro chi segue altre religioni’. Il semplice ragionamento si articola in una intervista che Dario Fo ha rilasciato a Repubblica, quasi alla vigilia dei suoi più che rispettabili novant’anni”, racconta Lea Luzzati su La Stampa. “L’equazione di Dario Fo racchiude il più trito paradigma dello stereotipo – prosegue Luzzati – che fa del popolo ebraico un improbabile miscuglio di potere e meschinità. E allora, al venerando ‘laureato’, un timido consiglio, leggersi un poco di Bibbia a tempo perso”.
Musica e Shoah. Filippo Facci su Libero racconta “l’atroce concorso organizzato dai nazisti nel 1938” per creare un inno al campo di concentramento di Buchenwald. Una volta trovato, “Il direttore del campo, Rodl, ‘ubriaco fino a puzzare’, continuava a pretendere che tutti ricantassero l’inno fino a quando non avesse funzionato: l’infernale concerto durò quattro lunghe ore sotto la violenza dei riflettori”.
Le salme del Secolo breve. Lo storico Giovanni De Luna, conversando con il Fatto Quotidiano, tratteggia il Novecento attraverso le rappresentazioni nelle diverse realtà della morte e delle salme dei morti. Ad esempio, l’ostentazione dei corpi morti ha una categoria mediorientale, spesso islamica, che si tratti di ragazzi ammazzati odi ras rovesciati dalla rivoluzione. “In Palestina, l’Intifada ha una sua strategia mortuaria. – afferma lo storico – Il corpo dei martiri è ostentato in un rituale politico, che serve a mantenere compatta la comunità. Al contrario, le vittime israeliane dei kamikaze pongono un altro problema perché per la religione ebraica il corpo morto deve essere unito e quindi ci sono specialisti nella ricomposizione dopo gli attentati”.
D’Ancona, erudito e patriota. Sul Corriere della Sera, Sergio Romano ricorda la figura del grande intellettuale dell’Ottocento Alessandro D’Ancona. “D’Ancona – ricorda Romano – discendeva da una famiglia ebrea di Pesaro, aveva fatto i suoi studi a Torino, riconosceva a Carlo Alberto con gratitudine il merito di avere abolito le interdizioni giudaiche e di avere conferito agli ebrei del suo regno una piena cittadinanza. Apparteneva quindi a quella generazione di ebrei italiani che s i erano profondamente identificati con i moti unitari”.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked
(22 febbraio 2016)