Amnesty: “2015 annus horribilis,
passi indietro sui diritti umani”
“Il 2015 non è stato un bell’anno”. Non ha esordito con una nota positiva il direttore generale di Amnesty International Italia Gianni Ruffini, nel presentare il rapporto 2015- 2016 dell’organizzazione, che ogni anno produce una relazione sulla situazione dei diritti umani nel mondo, nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Roma, all’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, in contemporanea con molte altre città in tutto il mondo. Nel volume, edito in Italia da Infinito, si analizzano le violazioni dei diritti umani commesse nel corso dell’ultimo anno paese per paese, inclusi un capitolo su Israele e uno sull’Autorità Palestinese in cui si trovano tra le altre cose alcune considerazioni sullo storico conflitto e l’ultima ondata di violenza, cominciata lo scorso ottobre e ribattezzata dai media l’intifada dei coltelli ovvero decine di attentati terroristici compiuti da palestinesi per lo più armati di coltello. A presentarlo accanto a Ruffini anche il presidente di Amnesty International Italia Antonio Marchesi e il portavoce Riccardo Noury, che ha aperto la conferenza con un messaggio di solidarietà alla famiglia di Giulio Regeni, ricordando la campagna dell’organizzazione portata avanti con il quotidiano Repubblica per sensibilizzare sulla necessità di andare a fondo della vicenda della morte del giovane ricercatore.
“Quello appena passato è stato uno dei rari anni in cui non si sono registrati successi nella crescita delle libertà dei cittadini del mondo, o passi avanti che diano particolari motivi di ottimismo”, la considerazione amara di Ruffini. “Anche paesi su cui in un certo senso contavamo non sono più andati avanti, anzi ci sono stati casi in cui sono stati fatti dei passi indietro”, ha aggiunto, dichiarandosi preoccupato per la crescita di conflitti, crisi umanitarie e crimini di guerra nel mondo. “Si è tornati a una situazione che non si vedeva dagli anni Novanta – le sue parole – salvo che all’epoca c’era una forte reazione che oggi non si vede più”. Tra i problemi maggiori dell’attualità Ruffini ha fatto riferimento ai partiti xenofobi e razzisti che si fanno largo in Europa, ma soprattutto al “crollo dell’Europa dei valori di fronte alla crisi dei rifugiati”, e al ruolo della Turchia che “sta diventando la nuova Libia, il Paese che fa il gioco sporco per l’Europa, trattenendo i migranti e violando i loro diritti”. In proposito, Amnesty International ha diffuso anche l’appello ad agire di Salil Shetty, segretario del movimento globale: “Oggi il mondo sta affrontando molteplici sfide, create o prolungate nel tempo da governi che si perdono in giochi politici a spese delle vite umane. Milioni di rifugiati soffrono a causa della proliferazione dei conflitti e i gruppi armati attaccano deliberatamente le popolazioni civili e commettono altri gravi abusi”. In tale scenario, ha proseguito Shetty, è fondamentale il ruolo dei leader mondiali e dei governi, i quali “devono porre fine al loro assalto ai nostri diritti e rafforzare le difese che il mondo si è dato per proteggerli. I diritti umani sono una necessità, non un optional – le sue parole – e le sfide per l’umanità non sono mai state così grandi”.
Una lente di ingrandimento sulla situazione italiana è stata quindi posta da Marchesi, che ha presentato l’Agenda in 10 punti di Amnesty International sui diritti umani in Italia. Il documento, presentato all’attuale legislatura e sottoscritto da 118 parlamentari, vuole mettere in luce i principali ostacoli – legislativi, politici, culturali – al pieno rispetto dei diritti umani nel nostro paese e raccomandare misure finalizzate a porvi rimedio. Tra i temi dell’Agenda, ha spiegato Marchesi, compaiono anche un allarme sulle misure preventive per quanto riguarda gli abusi di polizia e la necessità di introdurre il reato di tortura, ma anche la punizione degli atti razzisti di omofobia e transfobia, e l’auspicio di un’approvazione di una legge che introduca le unioni civili in Italia.
Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked
(24 febbraio 2016)